Tanto rumore per nulla. Una marea di articoli di stampa, comunicati sindacali, prese di posizione di politici, addirittura un servizio del TG Regione: tutti allarmati per la prossima chiusura della Raffineria di Milazzo. Tanto da accendere le speranze di molti cittadini per i quali, comprensibilmente, questa non sembrava proprio una cattiva notizia.
Eppure era una bufala. Forse pochi se ne sono accorti, ma il tanto paventato limite sul camino E10 è già entrato in vigore da 2 settimane, assieme al Decreto AIA pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 gennaio [1]. Eppure la tanto sbandierata chiusura della Raffineria non è avvenuta.
Nel frattempo la RAM ha ottenuto la convocazione al Ministero dello Sviluppo Economico per “spiegare le difficoltà che manifesta” (poverina), mentre continua la cortina fumogena sul vero scandalo dell’ultimo Decreto AIA: la illegittima eliminazione, senza alcun esplicito motivo, delle prescrizioni a tutela della salute, sebbene obbligatorie per legge (vedi art. 29-quater, comma 6, del codice ambientale). Il tutto per evitare alla RAM limiti ritenuti fastidiosi (e poi si lamenta pure).
A differenza di quanto accaduto nel 2018, stavolta l’eliminazione delle prescrizioni è avvenuta senza il consenso dei Sindaci interessati, rendendo ancora più palese la sua illegittimità: è la prima volta che un’Autorizzazione Integrata Ambientale viene approvata senza il consenso dei Sindaci, le uniche autorità cui compete la tutela della salute pubblica, secondo le norme procedurali. Cos’altro è necessario per capire che questa Autorizzazione viola il diritto alla salute dei cittadini e quindi la Costituzione?
Un fatto molto grave, addirittura di portata nazionale, che stampa e politica sembrano ignorare. Tuttavia pare che i Sindaci ne abbiano parlato con il Ministro Cingolani, assieme però alla richiesta di rivedere il limite lamentato dalla RAM sul camino E10. Gli organi di stampa hanno ovviamente dato più risalto a quest’ultima richiesta: si spera che non lo abbiano fatto anche i Sindaci con il Ministro.
In ogni caso c’è da scommettere che, almeno sulla questione delle prescrizioni sanitarie, il Ministero non abbia alcuna voglia di tornare sui propri passi. A riprova di ciò, il Ministero ha da poco pubblicato sul proprio portale quasi tutta la documentazione prodotta all’interno dell’ultimo riesame dell’AIA [2]. Osservazioni, controdeduzioni, le varie bozze del PIC: non manca nulla, tranne il documento più importante: il parere dei Sindaci con le relative prescrizioni sanitarie. Quasi che il Ministero voglia addirittura far finta che non esista.
Ma in cosa consistono queste prescrizioni? Anche se non sono state pubblicate, vengono citate nelle osservazioni che la RAM ha presentato contro le prescrizioni. Osservazioni che, paradossalmente, sono invece state pubblicate [3].
Si può così apprendere che le prescrizioni riguardano essenzialmente limiti sulla SO2 e sulle emissioni odorigene.
Riguardo alla SO2, in passato abbiamo già evidenziato come le emissioni della sola Raffineria (senza quindi considerare gli effetti cumulativi con le altre industrie) siano già di per sè sufficienti a produrre ricadute che, in un ampio comprensorio che va da Barcellona fino quasi a Villafranca, superano il valore soglia raccomandato dall’OMS, costituendo quindi un concreto rischio per la salute pubblica (il valore di picco lo supera addirittura di oltre 5 volte!). Questo almeno secondo i calcoli della stessa RAM, riportati in un documento tenuto segreto dal Ministero per 4 anni (e infine pubblicato solo grazie alla nostra insistenza) [4]. Oggi il Ministero della Salute e quello della Transizione Ecologica fanno di nuovo finta che questo documento non esista e hanno sostituito le prescrizioni sanitarie dei Sindaci con la richiesta alla RAM di fornire entro 150 giorni dei dati (quelli sulle ricadute) che già conosciamo da anni.
I limiti previsti nelle prescrizioni sanitarie sarebbero capaci di rendere le ricadute delle emissioni più coerenti con le raccomandazioni OMS, riducendo di molto i rischi sanitari. Per rispettarli la RAM non dovrebbe fare altro che implementare le BAT (migliori tecnologie disponibili) su alcuni camini, cosa che peraltro in passato la RAM aveva già dichiarato di poter fare almeno in gran parte (ad esempio convertire a gas gli impianti Topping), ma che poi non ha fatto. Peraltro implementando tali tecnologie verrebbero abbattuti anche gli altri macroinquinanti (polveri, NOx e CO2) con ulteriori vantaggi ambientali.
Per quanto riguarda le emissioni odorigene, il limite individuato nelle prescrizioni sanitarie è identico a quello già recepito dal gruppo istruttore nel precedente riesame complessivo dell’AIA 2018, ma poi venuto meno grazie all’accordo-truffa dei Sindaci dell’epoca con la RAM. Tra l’altro l’esigenza di porre un limite (finora inesistente) a tali emissioni viene riconosciuta anche dal codice dell’ambiente, che con l’art. 272-bis delega in tal senso non solo le regioni, ma anche le singole Autorizzazioni Integrate Ambientali.
In ogni caso l’importanza sanitaria di tale limite riguarda non solo il fastidio che deriva dall’odore molesto (già di per sè sufficiente ad inficiare la qualità della vita e l’integrità psico-fisica dei cittadini esposti), ma, nel caso delle raffinerie di petrolio, anche la natura dei composti chimici che ne sono alla base. In passato abbiamo più volte evidenziato come le emissioni odorigene della Raffineria sono costituite, stando a quanto riportato da Arpa Sicilia, principalmente da emissioni fuggitive (quindi non emesse dai camini) di idrocarburi non metanici. Uno studio della Regione Puglia ha dimostrato una correlazione tra ricadute dei COV emessi da petrolchimici (costituiti in gran parte da idrocarburi non metanici) ed eccessi di malformazioni congenite. E nella valle del Mela sappiamo che c’è, stando all’ultimo rapporto Sentieri, l’eccesso di malformazioni congenite più grave d’Italia (+80% rispetto ai casi attesi).
Insomma si tratta di prescrizioni che, al netto delle promesse e dei discorsi che sentiamo da decenni, rappresentano l’unica concreta speranza di coniugare salute e lavoro nella valle del Mela.
L’obiettivo adesso è quindi un ricorso al TAR per riconoscere la validità delle prescrizioni sanitarie. Un ricorso che si potrebbe vincere facilmente, a meno di gravi faziosità della magistratura, vista la chiara evidenza dei vizi procedurali che sono stati compiuti con la loro eliminazione.
Logica vorrebbe che questo ricorso venga presentato dai Sindaci che le hanno espresse. Ma la logica, in un contesto inquinato non solo dalle emissioni nocive, ma anche dalle minacciose bufale della RAM, dei sindacati e della stampa, spesso viene meno.
Che senso ha infatti tutto questo allarmismo su una chiusura inesistente, tutto questo baccano per un limite ridicolo sul camino E10, già applicato da anni senza problemi alla Raffineria di Augusta (tanto per fare un esempio)?
Le risposte possibili sono essenzialmente due e probabilmente sono entrambe vere. Da un lato si spaccia questo limite ridicolo per un limite insormontabile, come se necessitasse di chissà quale riconversione, per ottenere magari finanziamenti pubblici (finanziamenti che abbiamo chiesto anche noi, ma affinchè la Raffineria si riconvertisse sul serio, abbandonando l’utilizzo di combustibili molto inquinanti, non certo per adeguarsi a questo limite ridicolo).
Dall’altro la minaccia della chiusura serve a distogliere i Sindaci dal proposito di presentare ricorso contro la vera gravissima pecca dell’ultimo decreto AIA, ovvero l’eliminazione delle prescrizioni sanitarie. Si tratta di una battaglia che necessita dell’intervento di associazioni e cittadini della valle del Mela, purchè nella giusta direzione: ora più che mai è necessario rompere il muro di gomma sulle prescrizioni sanitarie e richiamare i Sindaci alle proprie responsabilità di tutela della salute.
Note:
[1] https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1899/4266?Testo=&RaggruppamentoID=2258#form-cercaDocumentazione
[2] https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1899/11106
[3] https://va.minambiente.it/File/Documento/565369
[4] https://cittadinicontroinceneritore.org/2020/09/20/un-documento-nascosto-per-4-anni-inchioda-la-raffineria-il-territorio-ammorbato-dalle-sue-emissioni/