Pubblicato! Con ben 4 anni di ritardo, ma alla fine l’abbiamo spuntata: dopo tante richieste di accesso agli atti, solleciti, diffide, il Ministero dell’Ambiente ha finalmente pubblicato il cosiddetto “Allegato D6”, concernente “l’identificazione e quantificazione degli effetti delle emissioni in aria” della Raffineria di Milazzo. Il documento è stato presentato dalla RAM al Ministero dell’ Ambiente nel luglio 2016, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge in occasione delle procedure di rilascio e/o riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
La legge però prevede anche che questo documento debba essere pubblicato, assieme a tutta la documentazione inerente la procedura, per consentire al pubblico di consultarlo e formulare osservazioni. Invece nel 2016 l’Allegato D6 non è stato pubblicato. Abbiamo potuto apprendere indirettamente della sua esistenza solo dopo quasi 2 anni, grazie a dei riferimenti contenuti in altri documenti pubblicati dopo la famosa conferenza dei servizi del 28 marzo 2018 (quella in cui sono state illegittimamente accantonate le prescrizioni sanitarie dei Sindaci).
Assieme all’ADASC abbiamo quindi diffidato il Ministero dal concludere la procedura senza dare al pubblico la possibilità di consultare l’Allegato D6 ed esprimere delle osservazioni in merito.
Nel giugno 2018 ci ha risposto un dirigente del Ministero, Antonio Ziantoni, chiarendo che alcuni allegati (tra cui l’Allegato D6) non sono stati pubblicati in quanto la RAM li avrebbe indicati come “riservati, per ragioni di segreto industriale o commerciale”. Come vedremo, i fatti in seguito dimostreranno che si è trattato di un vero e proprio abuso, a cui il Ministero si è dimostrato accondiscendente, in violazione del diritto dei cittadini all’informazione in materia ambientale sancito dalla Convenzione di Aarhus.
Nei primi mesi del 2020 torniamo alla carica con una nuova richiesta di accesso agli atti. Stavolta la risposta del Ministero, inviata per conoscenza anche alla Raffineria, è diversa: la RAM è invitata a specificare i motivi della riservatezza dell’Allegato D6, se non vuole che venga pubblicato. Passano alcuni mesi senza che se ne sappia più nulla. Dopo un nostro sollecito, dal Ministero rispondono che la RAM ha dato il “nulla osta” e che quindi il documento è stato pubblicato online (vedi le note [1] e [2]). Ciò ovviamente dimostra quanto fosse stato abusivo ed ingiustificato tenere nascosto l’Allegato D6 per 4 anni.
Ma non è ancora finita. Perchè dopo la risposta del Ministero in realtà il documento continuava a non essere online. Si è reso necessario un ulteriore sollecito affinchè il documento venisse finalmente pubblicato sul serio. Tutto questo mentre sul portale del Ministero viene riportata erroneamente come data di pubblicazione il 3.04.2018 [3].
Come si spiega il “muro di gomma” che per ben 4 anni ha impedito ai cittadini di visionare questo documento, che, probabilmente, se non fosse stata per la nostra insistenza, non sarebbe mai stato pubblicato? Cosa c’è di così tanto scabroso in questo Allegato D6?
Consultando il documento (scaricabile al seguente link: https://va.minambiente.it/File/Documento/284076) non è difficile capirlo. Esso mostra il contributo previsto delle emissioni della Raffineria sui livelli di inquinamento atmosferico del comprensorio. I dati riguardanti in particolare la SO2 (anidride solforosa) sono a dir poco preoccupanti.
Le emissioni della Raffineria risultano infatti già di per sè sufficienti, da sole, a determinare il superamento del valore limite per quanto riguarda la concentrazione media annua di SO2. Questo superamento interessa in particolare il centro abitato di Archi, dove la stessa RAM stima che le ricadute al suolo delle sue emissioni arrivano a 21,9 µg/m3, quando il valore limite (come vedremo già di per sè troppo alto) è di 20 µg/m3. La situazione diventa ancora più drammatica se consideriamo l’effetto cumulativo con le emissioni della vicina centrale elettrica. Sommando i contributi delle due industrie il valore limite viene superato in pressochè tutto il centro abitato di Archi, con punte che possono arrivare ad una concentrazione media annua di 23,9 µg/m3.
Dalle stime della RAM, combinate con quelle della centrale A2A, risulta una concentrazione media annua molto elevata anche a Pace del Mela, e soprattutto a Pace alta, dove si “sfiora” il valore limite di 20 µg/m3 (che, lo ricordiamo, è già di per sè troppo elevato).

Questo almeno risulta dalle simulazioni effettuate da RAM e A2A, sperando che la realtà non sia ancora più grave.
Ma chi pensa che il problema sia solo ad Archi e Pace del Mela si sbaglia di grosso. Perchè sono soprattutto gli effetti sulle concentrazioni medie giornaliere di SO2 a preoccupare, su tutto il comprensorio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha predisposto delle linee guida [4] in cui individua, per diversi inquinanti, le concentrazioni atmosferiche oltre le quali la salute pubblica è a rischio. Questi sono i valori raccomandati per il diossido di azoto (SO2):

Come si può notare, l’OMS non raccomanda il limite di 20 µg/m3 come media annua, bensì come media giornaliera (questo fa capire quanto i limiti di legge italiani siano inadeguati a proteggere la salute pubblica).
Ad ogni modo l’Allegato D6 della RAM calcola anche le ricadute sulle concentrazioni medie giornaliere di SO2 della zona: ne risulta che le emissioni della Raffineria bastano da sole a superare il valore raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (20 µg/m3) in tutti i comuni del comprensorio, almeno da Barcellona fino a Rometta (e probabilmente anche oltre), toccando punte di 105 µg/m3.

Questo senza considerare il contributo delle emissioni della centrale elettrica, per le quali non sono disponibili stime inerenti le concentrazioni medie giornaliere. I livelli di inquinamento finali sono quindi più gravi di quelli qui riportati.
Il documento della Raffineria non prende invece in considerazione le ricadute delle sue emissioni di idrocarburi non metanici, nè gli effetti sui livelli di ozono. Ricordiamo che negli anni scorsi si sono già registrati numerosi superamenti del limite di legge nell’unica stazione pubblica di monitoraggio dell’ozono presente nella valle del Mela, la “Termica Milazzo”. L’ozono si forma a partire dagli ossidi di azoto (NOx) in presenza di elevati livelli di idrocarburi volatili: inquinanti che abbondano nella valle del Mela, proprio grazie alle emissioni delle industrie, in primis della raffineria. Nella valle del Mela si registra infatti la concentrazione media annua più elevata di idrocarburi non metanici di tutta la Sicilia.
Una cosa è certa: chi dice che non ci sono dati sufficienti per dimostrare l’inquinamento nella valle del Mela o non è informato, o mente perchè vuole continuare a farci respirare veleni.
Dopo le sentenze del TAR di Palermo che hanno annullato il Piano regionale di qualità dell’aria, il compito di tutelare la salute pubblica ricade tutto sui Sindaci territorialmente competenti (San Filippo del Mela e Milazzo). Nell’ambito del riesame dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale della Raffineria – che è ancora in corso – i Sindaci hanno l’obbligo di esprimere le prescrizioni necessarie ad evitare rischi per la salute pubblica, individuando appositi limiti alle emissioni. Rischi che, come mostra questo documento tenuto nascosto per 4 anni, ci sono eccome. Cosa ne pensano a riguardo i candidati a Sindaco di Milazzo?
Note:
[1] La risposta del Ministero all’accesso agli atti: https://comitatocontroinceneritore.files.wordpress.com/2022/05/risposta-ministero-accesso-atti-d6.pdf
[2] La risposta della RAM in cui si dà il via libera alla pubblicazione dell’Allegato D6: https://comitatocontroinceneritore.files.wordpress.com/2022/05/risposta-ram-accesso-atti-d6.pdf
[3] vedi https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/MetadatoDocumento/284075 e https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/MetadatoDocumento/284076 )
[4] “WHO Air quality guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”, consultabile al seguente link: https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/69477/WHO_SDE_PHE_OEH_06.02_eng.pdf?sequence=1&isAllowed=y
Come al solito continuate con le bugie, i dati che riportate sono delle proiezioni quantificate solo in determinate condizioni di produzione, tanto e vero che mai sono stati superati i limiti di legge per qualsiasi tipo di inquinante, registrati da tutte le centraline presenti, inoltre non bisogna dimenticare che i dati emissivi sono registrati h24,365 gg anno dalla ex provincia attuale città metropolitana che li tiene sotto controllo.
Registro purtroppo il solito allarmismo senza senso e in mala fede.
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Sig. Simone Mirabile, le ricordo che le cosiddette “bugie” di cui parla sono contenute in un documento dei suoi datori di lavoro (ovvero la RAM). Le cosiddette proiezioni si riferiscono alle emissioni autorizzate della raffineria. “Tutte le centraline” a cui fa riferimento (ed a cui fa riferimento la RAM nei suoi documenti) sono in realtà centraline private, i cui dati non sono validati da nessun ente pubblico. La città metropolitana di Messina non è l’ente preposto al monitoraggio ambientale ed in ogni caso detiene solo una centralina a s.lucia del mela, che registra saltuariamente solo la SO2 e che proprio per la SO2 di recente ha rilevato superamenti (unico caso in Sicilia!) dei valori limite, già di per sè elevatissimi (oltre sei volte il valore raccomandato dall’OMS). Anche dalle centraline ARPA sono emerse criticità ambientali, tant’è vero che proprio sulla base di tali criticità il Piano regionale di qualità dell’aria indica la necessità di ridurre le emissioni delle raffinerie siciliane.
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E tutte le volte che si è registrato liquame verdastro nella zona balneare della silvanetta… E quelle. Volte della moria di pesci ritrovati in spiaggia? Giocate con la Vostra vita.. Non con la nostra..
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È sempre stato così sono tantissimi anni che ci prendono in giro e intanto moriamo e ci ammaliamo. Signor Simone lei non vuole ammettere la verità perché evidentemente mette al primo posto il lavoro e non la salute, ma le assicuro chi ha vissuto una tragedia come la mia famiglia non dimentica e non perdona… E io non perdono!
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