Nuova bomba sulla valle del Mela: emissioni centrale A2A decuplicate. Parlamentari locali complici o in silenzio (che vergogna!)

Neanche il tempo di festeggiare la vittoria definitiva sull’inceneritore [1], che una nuova bomba minaccia la valle del Mela. Si tratta di un “regalo” del governo e del parlamento uscenti, che, pur di fare a meno del gas russo, hanno deciso di pompare al massimo le centrali termoelettriche più inquinanti ed obsolete che esistano, ovvero quelle a carbone ed ad olio combustibile. Tra queste vi è la centrale A2A di San Filippo del Mela, le cui emissioni potrebbero aumentare di oltre il 1000%: una prospettiva inaudita che moltiplicherebbe i già insalubri livelli di inquinamento ed i rischi per la salute dei cittadini, facendoci tornare indietro di circa 40 anni.

La “massimizzazione dell’impiego” delle centrali termoelettriche “che utilizzino carbone o olio combustibile” è prevista dall’art. 5bis, comma 2, del D.L. 14/2022 (anche chiamato “Decreto Ucraina”) [2]. Come se non bastasse, lo stesso articolo, al comma 3, prevede per tali centrali la possibilità di derogare (ovvero superare) i limiti previsti nelle Autorizzazioni Integrate Ambientali e/o nella normativa nazionale.

Quando succederà tutto questo?

Il programma di massimizzazione delle centrali a carbone e olio combustibile è già in atto. Infatti lo scorso mese Terna, sollecitata da un apposito atto del Ministro Cingolani, ha dichiarato che il “programma di massimizzazione” decorre dal 19 settembre 2022, pubblicando l’elenco delle centrali coinvolte, tra cui quella di San Filippo del Mela [3].

Quanto durerà?

La norma in questione non prevede un termine preciso, parlando solo di “periodo stimato di durata dell’emergenza”. In alcune interviste Cingolani ha pronosticato una durata di 2 anni, ovvero il tempo che lui pensa serva per sostituire il gas russo con quello di altri fornitori. In realtà tale sostituzione non è per nulla facile e non potrebbe di certo avvenire in 2 anni, perchè richiederebbe ad esempio la realizzazione di molti rigassificatori, ipotesi peraltro giustamente avversata dalle comunità locali interessate.

Perchè le emissioni della centrale potrebbero aumentare di oltre il 1000%?

Per capirlo bisogna confrontare le emissioni della centrale registrate negli ultimi anni con quelle previste “alla massima capacità produttiva”, ovvero se la centrale funzionasse ininterrottamente al massimo. Le prime sono consultabili nelle “dichiarazioni ambientali” pubblicate sul portale di A2A (per approfondire vedi la nota [4]). Ad esempio per il 2018 vengono riportate le seguenti emissioni complessive:

Questi rappresentano i dati più aggiornati pubblicati da A2A, ma consultando le dichiarazioni ambientali relative agli anni precedenti, si può notare come col passare degli anni le emissioni della centrale siano via via diminuite: pertanto è verosimile che dopo il 2018 le emissioni siano state inferiori.

Quali sarebbero invece le emissioni della centrale se venisse utilizzata al massimo? Ce lo dice sempre A2A in uno Studio di Impatto Ambientale [4]:

Si tratta delle emissioni stimate qualora i gruppi della centrale funzionassero ininterrottamente, ovvero 8760 ore all’anno. Come si può notare, tali valori sono circa 10 volte superiori rispetto alle emissioni del 2018. Come si spiega questa enorme discrepanza? Semplice, a fronte di una produzione elettrica che ultimamente si è aggirata intorno agli 800 GW all’anno (vedi nota [4]), la potenza massima nominale della centrale è di 960 MWh all’ora, che in un anno fanno 8409 GW, vale a dire 10 volte tanto!

Quindi “pompare al massimo” la centrale significherebbe di fatto decuplicarne le emissioni. Ad esempio le emissioni di NOx passerebbero dalle 244 t del 2018 a 2409 t, che corrisponde ad un incremento dell887%. Senza considerare che nel 2021 probabilmente le emissioni sono state inferiori a 244 t, quindi l’incremento rispetto agli ultimi anni sarebbe ancora maggiore. Ma non basta, il valore previsto di 2409 t è stato calcolato applicando i limiti vigenti nell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Invece, come abbiamo già anticipato, il cosiddetto “decreto Ucraina” prevede che tali limiti possano essere superati. Quindi le emissioni di NOx potrebbero essere addirittura ben maggiori di 2409 t/anno, così come quelle di SO2 potrebbero essere ben maggiori di 2486 t/a! Ecco perchè l’incremento delle emissioni potrebbe superare alla fine il 1000%.

E i cittadini pagano, sia in salute che con le bollette

Nell’ultimo decennio l’utilizzo del carbone e dell’olio combustibile è diventato economicamente sconveniente rispetto alle energie rinnovabili. Per porre rimedio a questa sconvenienza economica, le centrali a carbone ed ad olio combustibile verranno incentivate con dei fondi che paghiamo noi, cittadini inquinati e tartassati, nelle bollette già ultrasalate. Infatti il Ministro Cingolani il 1 settembre ha firmato un atto con cui ha chiesto ed ottenuto dall’Arera (Autorità di regolamentazione dell’energia) tariffe incentivanti per le centrali in questione, “in modo da massimizzarne l’utilizzo … a reintegrazione degli eventuali maggiori costi sostenuti” [6].

Chi ha deciso questa porcata? Che hanno fatto i politici locali che abbiamo eletto in parlamento?

Già nel mese di febbraio questa porcata è stata approvata all’unanimità dal Consiglio dei Ministri del governo Draghi, all’interno del DL 16/2022. Successivamente lo stesso governo Draghi l’ha fatta confluire con un apposito emendamento nell’art. 5bis del DL 14/2022 (il cosiddetto “decreto Ucraina”). Qualcuno dall’opposizione (in particolare l’On. Giovanni Vianello di “Alternativa”) ha provato a scongiurarla con dei contro-emendamenti, che però sono stati bocciati dalla maggioranza. Infine il “decreto Ucraina” è stato approvato sia dalla Camera che dal Senato con l’annessa porcata dell’art. 5bis, diventando legge a tutti gli effetti nel mese di aprile. Hanno votato a favore tutti i partiti che sostenevano il governo Draghi, più (alla Camera) Fratelli d’Italia.

Purtroppo noi abbiamo appreso la notizia solo nel mese di settembre, quando ha cominciato a circolare su qualche organo di informazione online. Infatti, come abbiamo visto, proprio a settembre il “programma di massimizzazione” delle centrali a carbone e olio combustibile è divenuto realtà.

Ma vediamo che posizione hanno assunto a tal riguardo i parlamentari della provincia di Messina, che nella passata legislatura erano ben 12 (10 alla Camera e 2 al Senato). Si sono forse preoccupati di difendere la salute dei propri concittadini?

Macchè: di questi 12, solo uno ha votato contro il provvedimento (l’On. uscente Alessio Villarosa). Altri sei deputati (Germanà, Bucalo, Raffa, Papiro, Lo Monte, Timbro) non hanno partecipato alla votazione, mentre ben 5 hanno addirittura votato a favore:

  • La sen. Barbara Floridia, rieletta nella nuova legislatura e nominata capogruppo del M5S al Senato;
  • L’On. Matilde Siracusano (Forza Italia), rieletta nella nuova legislatura, anche se non a Messina bensì nel collegio di Catania;
  • L’ On. uscente Pietro Navarra (PD);
  • La sen. uscente Grazia D’Angelo (M5S);
  • L’ On. uscente Francesco D’Uva (ex M5S, poi passato ad “Impegno civico”);

Per chi volesse verificare, le votazioni dei deputati sono riportate sul portale della Camera (vedi nota [7]), mentre quelle dei senatori su Openpolis (vedi [8]).

Non sappiamo se i parlamentari in questione abbiano compreso la gravità del provvedimento in questione per la valle del Mela. Ad ogni modo, complicità cosciente o inconsapevole poco cambia: sta di fatto che nell’unica occasione della legislatura in cui erano chiamati a difendere la valle del Mela, quasi tutti i parlamentari locali non l’hanno fatto.

Ma non dovevano smantellare la vecchia centrale e convertirla a metano?

Recentemente A2A ha presentato il progetto per la realizzazione di una nuova centrale a metano, che nel mese di marzo ha superato la Valutazione di Impatto Ambientale. Nell’ambito di tale procedura abbiamo ottenuto, grazie alle nostre osservazioni fatte proprie anche da molti cittadini e dall’amministrazione comunale di Monforte San Giorgio, che il progetto prevedesse anche lo smantellamento della vecchia centrale ad olio combustibile, a cominciare dalle ciminiere, vero e proprio “pugno nell’occhio” per mezza provincia. Si è trattato di un’importante vittoria per il futuro della valle del Mela, che però ora rischia di essere procrastinata sine die dal “decreto Ucraina”.

Quali le possibili soluzioni per questa porcata?

Bisognerebbe innanzitutto modificare l’art. 5bis del “decreto Ucraina”, ad esempio prevedendo un termine preciso e non troppo lontano per il regime di massimizzazione e abolendo la possibilità di derogare i limiti delle AIA. Questo richiederebbe, per i nuovi parlamentari locali riconfermati o neoeletti, un interessamento ed una capacità ben maggiori rispetto a quelli dimostrati nella passata legislatura.

Tra i parlamentari riconfermati segnaliamo, oltre alla Sen. Floridia ed all’On. Siracusano (che però è stata rieletta a Catania), anche Nino Germanà, Carmela Bucalo (passati al Senato) e Angela Raffa (riconfermata alla Camera). Tra i neoeletti segnaliamo l’On. Tommaso Calderone, e i deluchiani Francesco Gallo e Dafne Musolino (rispettivamente alla Camera e al Senato).

Note:

[1] https://www.facebook.com/cittadiniValledelMela/photos/a.1183393965022605/6172321639463121/

[2] Il decreto in questione è consultabile al seguente link (bisogna poi selezionare l’art. 5bis e consultare i commi 2 e 3): https://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2022-02-25&atto.codiceRedazionale=22G00024&atto.articolo.numero=2022&atto.articolo.sottoArticolo=1&atto.articolo.sottoArticolo1=10&qId=&tabID=0.15886801618702562&title=lbl.dettaglioAtto

[3] https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/pubblicazioni/news-operatori/dettaglio/comunicazione-delibera-430-2022

[4] Fino al 2019 A2A ha pubblicato periodicamente le “dichiarazioni ambientali” relative all’anno precedente. Per trovarle basta cercare su Google la seguente dicitura: dichiarazione ambientale centrale san filippo del Mela, aggiungendo l’anno interessato. Ad esempio i dati relativi alle emissioni complessive ed alla produzione elettrica del 2018 sono riportati a pag. 51 della Dichiarazione Ambientale del 2019, pubblicata al seguente link: https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/a2a-be/a2a/2019-07/dich-amb-2019-san-filippo.pdf?null

[5] Lo Studio di Impatto Ambientale in questione è scaricabile al seguente link: https://va.mite.gov.it/File/Documento/393408 . Mentre a pag. 69 sono riportate le emissioni complessive registrate nel corso del 2017 in ognuno dei 4 gruppi della centrale (che in totale fanno 502 t di SO2, 386 t di NOx, 54 t di CO e 52 t di polveri), a pag. 95 sono riportate le emissioni massime previste nella configurazione attualmente autorizzata. Come si può notare si tratta di valori ben più elevati di quelli riportati a pag. 69, in quanto si tratta delle emissioni stimate qualora i gruppi della centrale funzionassero ininterrottamente, ovvero 8760 ore all’anno (questo concetto viene chiarito meglio in un precedente Studio di Impatto Ambientale, presentato nel 2015 con il progetto dell’inceneritore, scaricabile al seguente link: https://va.mite.gov.it/File/Documento/149307. In particolare, a pag. 116, si veda la Tabella 3.3.11.5e, in cui, in riferimento alle emissioni attualmente autorizzate, si precisa che rappresentano delle stime ottenute “considerando un funzionamento dei gruppi 1, 2, 5 e 6 per 8.760 ore/anno”. La tabella in questione riporta, per la SO2 e le polveri, valori superiori rispetto a quelli riportati nello Studio di Impatto Ambientale più recente sopra menzionato, in quanto l’AIA vigente nel 2015 prevedeva limiti più elevati di quelli attuali).

[6] La delibera con cui Arera, sollecitata dal Ministro Cingolani, ha ridefinito le tariffe per le centrali in questione, è scaricabile al seguente link: https://www.arera.it/it/docs/22/430-22.htm#

[7] https://documenti.camera.it/apps/votazioni/Votazionitutte/schedaVotazione.asp?progrID=risultatiFinStream&Legislatura=18&CDDNATURA=FINALE&PAGESIZE=15&RifVotazione=659_1&tipo=dettaglio&PagCorr=3

[8] https://parlamento18.openpolis.it/votazione/senato/conversione-decreto-ucraina-disegno-di-legge-n-2565-votazione-questione-di-fiducia/29230

Emissioni raffineria: grazie al ricorso dei comuni risparmiate 200 ton. l’anno di idrocarburi, ma non basta. Necessario insistere sulle prescrizioni sanitarie.

Il ricorso al TAR contro l’Autorizzazione della Raffineria di Milazzo, presentato da sette comuni della valle del Mela con il nostro contributo tecnico, ha cominciato a dare i primi risultati tangibili. Tale ricorso ha infatti permesso di accertare la mancanza di alcuni limiti, tra cui il famigerato limite per i “COV” (composti organici volatili, in pratica idrocarburi e simili) emessi dal “camino E10”.

Il Ministero è stato quindi costretto a correggere tale madornale mancanza, inserendo nell’autorizzazione quanto meno i limiti più essenziali: a nulla è servito il finto allarme orchestrato dalla RAM e dai sindacati, con l’aiuto di qualche giornalista asservito, che minacciavano la chiusura se il limite sul camino E10 fosse entrato in vigore. A dispetto di quell’allarme, nel giro di pochi mesi la RAM è stata costretta a ridurre le emissioni di COV dal camino E10 di oltre 30 volte (da circa 600 mg/m3 a meno di 20 mg/m3), senza per questo ridurre (purtroppo) l’operatività dell’impianto.

Ciò permetterà di risparmiare, da quest’anno in poi, emissioni per oltre 200 tonnellate di idrocarburi l’anno. Purtroppo si tratta di un risultato ancora molto parziale, considerato che ogni anno migliaia di tonnellate di idrocarburi vengono emesse dalla Raffineria come emissioni “diffuse” (ovvero non convogliate nei camini), da tempo individuate come responsabili dei fetori insopportabili che spesso invadono la valle del Mela.

L’obiettivo minimo rimane quindi l’applicazione delle prescrizioni sanitarie, già espresse dai Sindaci competenti sulla base di una idonea valutazione sanitaria, ma colpevolmente non recepite dal Ministero. Per questo è importante che i comuni ricorrenti (Pace del Mela, Santa Lucia del Mela, Monforte San Giorgio, San Pier Niceto, Meri, Condrò e Gualtieri Sicaminò) insistano contestando questo grave abuso.

La giustizia amministrativa ha recentemente confermato che senza una valutazione sanitaria e senza le conseguenti prescrizioni sanitarie l’autorizzazione è illegittima. Tuttavia, con una sentenza alquanto singolare, i comuni ricorrenti non sono stati ritenuti idonei a lamentare questa mancanza, come se non li riguardasse. Da qui la necessità di un appello al CGA da parte degli stessi comuni, considerato assodato che i propri cittadini subiscono sulla propria pelle l’assenza delle prescrizioni sanitarie.

Nel frattempo anche il Comune di San Filippo del Mela ha presentato ricorso contro il mancato recepimento (previsto per legge) delle proprie prescrizioni sanitarie nell’ultimo riesame dell’A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale) della RAM. Un episodio scandaloso che meriterebbe provvedimenti anche di natura penale, considerato che mette a rischio la salute di circa 100 mila persone.

E’ quindi inevitabile che prima o poi la giustizia amministrativa riconosca la necessità di recepire le prescrizioni sanitarie nell’A.I.A. della RAM, ma importantissimo è il fattore tempo: ogni lungaggine si traduce inevitabilmente in maggiori rischi per la salute dei cittadini.

Per questo invitiamo le associazioni potenzialmente legittimate e i cittadini interessati ad intervenire nel ricorso del comune filippese, al fine di risvegliarne l’iter, che altrimenti rischia di essere molto lento.

Dicevano che ridurre le emissioni fosse impraticabile: adesso chiedano SCUSA a cittadini e lavoratori

Miracolo! Il limite definito “tecnicamente impraticabile” dai sindacati è stato traguardato in pochi mesi. 

Come al solito, la RAM ha fatto di tutto per evitare questo limite: ha minacciato la chiusura, sguinzagliando proclami allarmistici di sindacati e “giornalisti”, ha chiesto alla politica di far sparire questo limite, ha presentato un ricorso di fatto già respinto dal TAR.

Risultato? Una volta messa alle strette, la RAM non ha potuto far altro che adeguarsi al tanto odiato limite: in soli 2 mesi le emissioni di COV sono crollate da valori di 600 mg/mc (30 volte sopra il limite) a valori inferiori a 20 mg/mc [1]. Come ci sono riusciti? Hanno forse bloccato gli impianti? No, hanno semplicemente ripulito l’idrogeno utilizzato nell’impianto zolfo. E meno male che dicevano che il limite era “tecnicamente impraticabile”!

E’ deplorevole che un’azienda menta spudoratamente per evitare di inquinare di meno.  Deplorevole ma comprensibile: ad un’azienda interessa massimizzare i profitti, non certo tutelare la salute di cittadini e lavoratori. Ma quando queste menzogne provengono dai sindacati, che dovrebbero tutelare quantomeno i lavoratori, assumono un sapore ancora più marcio e vergognoso

Questo è quello che affermavano Pino Foti (FILCTEM-CGIL Messina), Francesco Donato (FEMCA-CISL Messina) e Carlo Caruso (UILTEC-UIL Messina) circa 5 mesi fa in merito al limite previsto per i COV al camino E10:

 “Una misura non prevista per nessun’altra raffineria [in realtà già prevista nelle altre raffinerie, NdR] … e tra l’altro, non raggiungibile tecnicamente … Nonostante ciò quella prescrizione con la firma del decreto diverrà comunque obbligatoria e, poiché tecnicamente impraticabile, determinerà il fermo degli impianti e la conseguente chiusura del sito” [2].

Secondo la stampa locale i sindacati erano pronti alla mobilitazione per questo “limite impraticabile che segnerà la chiusura della Raffineria” [3].

Il 14 gennaio rincarava la dose il segretario generale della Cisl di Messina Antonino Alibrandi: «Siamo preoccupati per il possibile blocco del ciclo produttivo. Il tempo degli allarmi, quelli che abbiamo lanciato negli ultimi mesi … è, di fatto, terminato. Adesso bisogna agire rapidamente » [4].

Ora che il limite “impraticabile” è stato traguardato in soli 2 mesi, lor signori non si vergognano neanche un pochino?

Per quale ragione i sindacati pretendevano che le emissioni di COV al camino E10 continuassero a viaggiare sui 600 mg/mc? Perché mentivano e fomentavano le paure dei lavoratori, asserendo che il limite di 20 mg/mc fosse impraticabile? Lo sanno lor signori che nella valle del Mela sono documentati gravi eccessi di patologie legate probabilmente all’eccessivo inquinamento della raffineria? Lo sanno ad esempio che nella valle del Mela si registra l’eccesso di malformazioni congenite più grave d’Italia? Vogliono assumersi la responsabilità di tutto questo?

Non è certo la prima volta che i sindacati lottano contro ogni ipotetica prescrizione capace di ridurre l’inquinamento. Lo stesso teatrino, con gli stessi proclami allarmistici (limiti impraticabili, che rischierebbero di far chiudere la Raffineria) è andato in scena contro le “prescrizioni sanitarie”, certamente ben più importanti per la salute dei cittadini. Prescrizioni che la RAM – anche grazie al teatrino dei sindacati – è finora riuscita ad evitare: nel 2018 sono stati gli stessi sindaci che avevano espresso le prescrizioni a ritirarle; nel 2021 invece sono stati i funzionari del Ministero ad ometterne il recepimento nell’autorizzazione, con un grave atto arbitrario ed abusivo.

Il rispetto del limite per i COV al camino E10 è una conquista piccola ma significativa, perché indica che ridurre le emissioni si può e si deve, anche quando RAM e sindacati dicono il contrario.

Adesso che sono stati smentiti dai fatti, i sindacalisti pro-inquinamento facciano mea culpa, chiedano scusa e soprattutto la smettano di opporsi contro ogni prescrizione volta a ridurre le emissioni ed i rischi per la salute di cittadini e lavoratori.

Note:

[1] Vedi comunicazione RAM scaricabile al seguente link: https://va.mite.gov.it/File/Documento/633379

Da notare i valori decine di volte inferiori rispetto a quelli evidenziati a febbraio (https://comitatocontroinceneritore.files.wordpress.com/2022/04/proposta_diffida_ispra_mite_0043284_04-04-2022.pdf)

[2] https://www.oggimilazzo.it/2021/12/24/raffineria-di-milazzo-i-sindacati-preoccupati-per-il-futuro-dellazienda-i-nuovi-limiti-imposti-non-sono-sostenibili/

[3] https://www.messinatoday.it/economia/limite-prescrizione-zolfo-raffineria-milazzo-protesta-sindacati.html

[4] https://www.oggimilazzo.it/2022/01/14/raffineria-di-milazzo-il-ministero-della-transizione-ecologica-firma-la-nuova-aia-si-rischia-il-blocco-degli-impianti/

La Raffineria chiude…anzi no, scherzava: continuerà ad inquinarvi indisturbata, almeno fino alla sentenza del TAR

E’ di alcuni mesi fa la gigantesca bufala della chiusura della Raffineria di Milazzo, data praticamente per certa non solo dalla stampa locale, ma anche dal TG regionale della RAI. Per settimane abbiamo assistito ad un susseguirsi di comunicati allarmati di sindacati e politici vari, giunti fino a Roma per cercare di scongiurare la presunta imminente chiusura di questo pachiderma industriale.

Un pachiderma che, pur dando lavoro a circa 1500 persone tra diretti e indotto (numeri peraltro spesso gonfiati), costituisce il principale responsabile di un inquinamento inaccettabile che interessa più di cento mila persone, su cui si registrano dati sanitari allarmanti.

Ad ogni modo, la non-notizia della chiusura era palesemente falsa, una sorta di “pesce d’Aprile” anticipato. Essa veniva attribuita ad un limite introdotto nella nuova autorizzazione ambientale (A.I.A.), riguardante i COV (composti organici volatili, costituiti in prevalenza da idrocarburi) emessi dal famigerato camino E10. Il Ministero è stato obbligato a inserire questo limite, a causa del ricorso di 7 comuni della valle del Mela contro l’A.I.A. del 2018 e della conseguente “verificazione” (una sorta di perizia tecnica) disposta dal TAR di Catania.

La RAM ed i sindacati compiacenti hanno affermato che tale limite fosse impossibile da rispettare, ma oggi vengono smentiti da un documento della stessa RAM, pubblicato da pochi giorni sul portale del Ministero (vedi nota [1]).

Si tratta dell’istanza con cui la RAM ha chiesto l’avvio di un nuovo riesame dell’AIA, in cui si legge che “la scrivente società…intende realizzare la modifica della linea di adduzione di idrogeno agli impianti zolfo…al fine di…ridurre la concentrazione di COV al camino E10“. Ma come, non dicevano che era impossibile ridurre la concentrazione di COV dal camino E10?

Dalla relazione tecnica allegata all’istanza si apprende inoltre che “l’attuale corrente di idrogeno non puro per la presenza anche di idrocarburi leggeri rappresenta una delle fonti certe di immissione di idrocarburi all’interno del processo… la presenza di questi ultimi in tali sezioni potrebbe contribuire in modo significativo alla concentrazione risultante di COV al camino”.

Ecco quindi svelata la verità: non è il nuovo limite ad essere irragionevole, bensì è l’utilizzo di idrogeno contaminato da idrocarburi ad essere responsabile di emissioni superiori rispetto al limite. Basta quindi utilizzare idrogeno più puro per mettersi a norma, cosa che la stessa RAM dichiara di poter fare in pochi mesi. Nella stessa relazione tecnica si legge infatti che “il Gestore prevede la realizzazione della nuova linea entro il mese di marzo 2022 e il successivo avvio dei test funzionali propedeutici alla messa a regime della stessa, prevista nel primo semestre 2022“.

Insomma, praticamente il problema è già risolto. E per questa “babbaria” hanno fatto allarmismo per mesi minacciando la chiusura!

Nel frattempo nessuno (a parte noi) ha parlato del vero scandalo della nuova AIA della Raffineria, ovvero il grave sopruso del Ministero che ha illegalmente evitato di inserire le prescrizioni sanitarie dei Sindaci, indispensabili per tutelare la salute dei cittadini.

Tra l’altro non solo non la ha recepite, ma per mesi il Ministero si è anche rifiutato di pubblicarle, quasi a volerne negare la stessa esistenza. Al termine della procedura tutti gli atti sono stati pubblicati, tranne le prescrizioni sanitarie. Solo di recente, dopo svariati solleciti, si sono decisi a pubblicarle (vedi nota [2]). Così adesso tutti possono finalmente verificarne contenuti e motivazioni: motivazioni che fanno tesoro dell’istruttoria sanitaria già condotta nel 2018, a cui si aggiungono nuovi inquietanti dati ambientali e sanitari. Leggendole si capisce come le prescrizioni individuate, atte fondamentalmente a ridurre le emissioni di SO2 e di idrocarburi (di tutta la raffineria, non solo del camino E10), sono assolutamente indispensabili e non più procrastinabili per tutelare la salute pubblica.

Ciò significa che l’abusivo atto del Ministero della finta transizione ecologica, ostinato a non voler recepire le prescrizioni sanitarie, equivale ad un mal celato atto di guerra contro il diritto alla salute dei cittadini della valle del Mela.

Un ignobile sopruso che per fortuna ha trovato una pronta risposta da parte delle amministrazioni comunali della valle del Mela. Infatti sei comuni, già ricorrenti contro l’AIA del 2018 (Pace del Mela, Santa Lucia del Mela, Monforte San Giorgio, San Pier Niceto, Merì e Condrò), adesso hanno impugnato al TAR anche quest’ultima nefandezza, contestando il mancato recepimento delle prescrizioni sanitarie. Si tratta di un atto fondamentale sulla strada della liberazione della valle del Mela dall’inquinamento, il cui raggiungimento è stato un successo tutt’altro che scontato, considerato che, grazie alla bufala della chiusura, sulle prescrizioni sanitarie negli ultimi mesi è calata una sorta di cortina fumogena, quando non vero e proprio fango.

Peraltro stavolta anche il comune di San Filippo del Mela, come promesso, ha impugnato la nuova AIA con un ricorso autonomo, contestando anch’esso il mancato recepimento delle sue stesse prescrizioni sanitarie.

Non possiamo che apprezzare l’unità di intenti ritrovata nella valle del Mela per il nobile fine di ridurvi l’inquinamento ed i rischi sanitari, anche se si registra qualche defezione di per sè non determinante, ma comunque significativa (vedi Sindaco di Milazzo, che pur avendo sottoscritto a novembre le prescrizioni sanitarie assieme al Sindaco di San Filippo del Mela, oggi pare che non abbia impugnato il loro mancato recepimento).

Da anni ribadiamo l’importanza dei ricorsi al TAR sulle AIA della Raffineria. Se mai riusciremo a conseguire importanti riduzioni delle emissioni della RAM sarà proprio grazie a questi ricorsi, non certo grazie alle varie compagini politiche che si succedono al governo.

Proprio oggi cominciano ad arrivare i primi frutti di questi ricorsi, con la RAM costretta, tanto per cominciare, a ridurre le emissioni di COV dal camino E10. Ma questo non è che l’antipasto. Il nocciolo duro dei ricorsi punta ad attuare quelle prescrizioni sanitarie che il Ministero si ostina a non voler recepire. Prescrizioni che implicherebbero una significativa riduzione di quasi tutte le emissioni convogliate della Raffineria (SO2 in primis, ma anche polveri e NOx), nonchè delle emissioni non convogliate di COV, che ad oggi non hanno alcun limite, pur rappresentando la stragrande maggioranza degli idrocarburi emessi dalla Raffineria.

Si tratterebbe insomma di una svolta epocale per la valle del Mela. Ma per questo si dovrà aspettare la sentenza del TAR, che finora ha tardato ad arrivare: ma il 2022 potrebbe essere l’anno decisivo.

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Note:

[1] Documento scaricabile al seguente link: https://va.minambiente.it/File/Documento/612427

[2] Documento scaricabile al seguente link: https://va.minambiente.it/File/Documento/605179

Finalmente le prescrizioni sanitarie tornano alla ribalta nel dibattito sulla Raffineria

Venerdì si è tenuto un consiglio comunale straordinario a San Filippo del Mela sulla Raffineria di Milazzo. Pur non condividendo la scelta di non invitare le associazioni del territorio, dobbiamo constatare che finalmente il dibattito sembra essere stato ricondotto sui giusti binari.

Per settimane non si è parlato d’altro che delle lamentele della RAM per un limite di importanza secondaria sul camino E10. Lamentele dai toni spesso allarmistici, nonostante da anni lo stesso limite venga applicato senza problemi su altre raffinerie analoghe, come ad esempio quella di Augusta (che non è certo ai primi posti per rispetto dell’ambiente).

Ben più rilevante è la questione delle prescrizioni sanitarie, ovvero quei limiti indispensabili alla tutela della salute pubblica che nell’ultimo decreto autorizzativo sono stati illegittimamente omessi dal Ministero, sebbene correttamente espressi dai Sindaci di Milazzo e San Filippo del Mela.

Si è trattato certamente di un affronto nei confronti dei due Sindaci, ma anche e soprattutto di un grave sopruso a danno degli oltre 100 mila abitanti della valle del Mela e dintorni, che così facendo continuerebbero ad essere esposti ad ingiustificati rischi per la propria salute.

Proprio sul mancato recepimento di tali prescrizioni il Sindaco Gianni Pino ha annunciato un ricorso al TAR contro l’ultimo decreto AIA. Questo è l’elemento più concreto emerso nel corso del Consiglio straordinario. Ed in effetti, al di là di sterili polemiche e inutili giri di parole, è proprio questa la cosa principale da fare per tutelare tutto il territorio.

Il ricorso peraltro avrebbe tutte le carte in regola per vincere. E’ infatti palese l’abuso del Ministero, considerato che il recepimento delle prescrizioni sanitarie dei Sindaci è obbligatorio ai sensi dell’art. 29-quater, comma 6, del codice dell’ambiente. Evidentemente il Ministero ha preferito violare la legge pur di negare alla valle del Mela il diritto di respirare aria più pulita.

Che importa al Ministero se senza quelle prescrizioni i cittadini sono esposti a valori di SO2 di gran lunga superiori a quelli raccomandati dall’OMS? O se le emissioni fuggitive – puzzolenti e nocive -di idrocarburi volatili continueranno a impestare il territorio senza alcun limite? Che gliene importa delle patologie in eccesso nella valle del Mela, tra cui le malformazioni congenite (+80%, il dato più grave d’Italia!), la mortalità perinatale (+78%), l’asma, l’acromegalia (+136%), nonchè i vari tumori (al polmone, alla tiroide, al cervello, alla mammella, ecc…, per non parlare dei linfomi).

Le prescrizioni sanitarie rappresentano ad oggi l’unica speranza concreta di coniugare salute e lavoro nella valle del Mela. Per ottemperarle basterebbe implementare le migliori tecnologie disponibili, ma la Raffineria da 4 anni cerca di delegittimarle, diffondendo confusione e inesattezze.

Da parte nostra ribadiamo la piena legittimità e l’obbligatorietà delle prescrizioni sanitarie. Pertanto non potremo che sostenere il ricorso del Comune di San Filippo del Mela affinchè venga loro data attuazione a vantaggio di tutto il comprensorio. 

RAM, altro che assenza di rischi! Smentita la FAKE NEWS istituzionale: superato il limite per la SO2

Non bastava l’inquinamento dell’aria e del suolo prodotto dalla Raffineria, ci voleva pure l’inquinamento dell’informazione con notizie false prodotte dalle istituzioni pubbliche! Cioè da parte di chi dovrebbe tutelare i cittadini, anzichè ingannarli.

Il 7 ed il 24 agosto il territorio è stato invaso da nubi giallastre ed una puzza pestilenziale sprigionate dalla raffineria. Il 27 agosto la Prefettura di Messina ha diramato un comunicato secondo cui l’ARPA non avrebbe rilevato, in occasione di tali eventi, “sostanze a rischio per la salute pubblica” [1]. Oggi quella assurda dichiarazione risulta clamorosamente smentita dai documenti ufficiali della stessa ARPA, che mostrano una realtà ben diversa.

I tecnici dell’ARPA hanno infatti elaborato una relazione sulla qualità dell’aria registrata in concomitanza con “l’evento incidentale occorso presso la Raffineria di Milazzo il giorno 24 agosto 2021” [2].

La relazione riporta “il superamento del valore limite orario per la protezione della salute umana per il biossido di zolfo” (SO2) nella centralina di Barcellona Pozzo di Gotto, nonchè “alcuni spike di concentrazione media oraria di SO2 in altre stazioni”.

In particolare alle ore 18 del 24 agosto a Barcellona è stato registrata la media oraria di 969 µg/m³, mentre il valore limite è di 350 µg/m³.

Altro che assenza di rischi per la salute. A tal proposito la stessa relazione dell’ARPA evidenzia che “i valori guida dell’OMS sono stati superati sia in riferimento al giorno sia ai periodi medi della durata di 10 minuti”.

Tali valori sono stati individuati sulla base delle evidenze scientifiche internazionali: il loro superamento comporta significativi rischi per la salute pubblica.

Ad esempio l’OMS raccomanda per la SO2 il valore soglia di 20 µg/m³, espresso come media nelle 24 ore. Il valore medio misurato a Barcellona nell’arco delle 24 ore è stato di 65 µg/m³, vale a dire più del triplo della soglia raccomandata dall’OMS.

Purtroppo la legislazione italiana non ha ancora recepito i valori soglia raccomandati dall’OMS. Ciononostante persino l’attuale limite di legge sulla media oraria è stato superato del 176% (969 µg/m³ vs 350 µg/m³)! Ciò è molto significativo, in quanto si tratta di un evento generalmente raro: negli ultimi anni, tra tutte le stazioni di misurazione regionali, solo nella valle del Mela è stato rilevato diverse volte [3].

I valori preoccupanti riportati nella relazione dell’ARPA sono conseguenti alle emissioni della Raffineria di Milazzo? Secondo la relazione, vi è “una buona compatibilità” tra le emissioni della RAM ed i superamenti registrati a Barcellona. Infatti “è possibile che i fumi abbiano avuto un comportamento di tipo cross-over…ricadendo al suolo…in prossimità della stazione Barcellona Pozzo di Gotto”. Ricordiamo peraltro che la SO2 ha origine quasi esclusivamente industriale e che la Raffineria di Milazzo, già in condizioni “normali”, rappresenta la principale fonte di SO2 di tutto il comprensorio.

Se quel giorno la SO2 emessa dalla Raffineria ha investito prevalentemente Barcellona, rischi simili (o anche più gravi) riguardano ovviamente qualsiasi centro abitato della valle del Mela e dintorni. Già in occasione dell’altro evento del 7 agosto, l’ARPA aveva avvertito vari comuni in merito a picchi di SO2 registrati a Milazzo e Barcellona. Inoltre in tale occasione sono stati registrati picchi di benzene e idrocarburi a Milazzo e Pace del Mela. I picchi di benzene, in particolare, hanno superato di 8-9 volte i valori medi annuali.

Considerando tutto quanto sopra è evidente quanto sia inattendibile il comunicato della Prefettura del 27 agosto nella parte in cui afferma che, in occasione dei recenti disservizi alla raffineria, l’ARPA non avrebbe rilevato la “presenza di sostanze a rischio per la salute pubblica”.

Com’è nata questa clamorosa fake news istituzionale? Chi ne è il responsabile? Qual era il suo scopo? Buttare acqua sul fuoco, ingannando i cittadini? Coprire le responsabilità della Raffineria?

Domande inquietanti a cui la Prefettura farebbe bene a dare una risposta, oltre a rettificare chiedendo scusa alla cittadinanza. In caso contrario non farebbe altro che alimentare la sfiducia dei cittadini ed i facili sospetti di inaccettabili complicità e connivenze.

Note:

[1] https://www.interno.gov.it/it/notizie/messina-situazione-raffineria-milazzo-sul-tavolo-prefettura

[2]

[3] Purtroppo la legge attuale ammette che si possa derogare tale limite fino a 24 volte in un anno.

Occhio ai candidati a Sindaco milazzesi benedetti dalla Raffineria: solo 2 su 7 promettono di far ridurre le emissioni

Abbiamo sottoposto ai candidati a Sindaco di Milazzo quesiti specifici sulle concrete azioni che, se eletti, potranno adempiere per ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità di vita dei milazzesi.

I quesiti più spinosi riguardano la Raffineria di Milazzo. Il prossimo Sindaco di Milazzo a breve verrà convocato in una “Conferenza dei servizi” in cui sarà riesaminata l’autorizzazione della raffineria. In tale sede il Sindaco è tenuto per legge ad esprimere le prescrizioni sanitarie, ovvero quei limiti che consentono di escludere rischi per la salute pubblica.

Abbiamo chiesto ai candidati se hanno intenzione di prescrivere limiti tali da ridurre l’inquinamento della Raffineria ed i conseguenti rischi per la salute dei cittadini.

Come vedremo, su 7 candidati solo due (Roselli e Abbriano) hanno risposto positivamente.

Secondo Pippo Midili sono invece necessari ulteriori dati. Ciò non è condivisibile, innanzitutto perché i dati sull’inquinamento della Raffineria ed i rischi connessi sulla salute ci sono eccome  (l’ultimo clamoroso documento lo abbiamo svelato proprio nelle scorse settimane). Inoltre sono innumerevoli le evidenze di gravi criticità sanitarie riconducibili, almeno in prima ipotesi, alle emissioni della Raffineria. Si pensi ad esempio al recente studio epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha riscontrato a Milazzo l’eccesso di malformazioni congenite più elevato d’Italia. In ogni caso un’autorizzazione non può essere concessa senza prima aver escluso rischi per la salute delle persone: se per assurdo non ci fossero abbastanza dati, l’autorizzazione non potrebbe essere concessa. Inoltre il Sindaco è tenuto ad applicare il principio di precauzione: anche in caso di “incertezza” deve esprimere i limiti che, sulla base dei dati in suo possesso, consentono di essere certi che non ci saranno rischi per la salute delle persone.

A supporto della propria tesi Midili chiama in causa le recenti sentenze del TAR contro il Piano regionale di qualità dell’aria, dove viene contestato il fatto che le centraline di monitoraggio sul territorio regionale non sono in numero adeguato allo scopo prefissato. Il confronto però non regge, perché le prescrizioni sanitarie, a differenza del Piano regionale di qualità dell’aria, si basano sul principio di precauzione, sono sostenute da motivazioni sanitarie e soprattutto non hanno nulla a che vedere con la complessa normativa che regola i piani regionali di qualità dell’aria.

Ancora più negativa la risposta di Damiano Maisano, secondo il quale non è competenza del Sindaco prescrivere limiti che consentano di ridurre l’inquinamento. Peccato che la normativa dica tutt’altro. Consigliamo a Maisano, se ha intenzione di fare il Sindaco, di consultare la normativa in materia, ed in particolare l’art. 29-quater, comma 6, del codice ambientale.

La risposta di Adele Roselli si mostra invece convintamente positiva: si impegna chiaramente ad esprimere prescrizioni sanitarie volte alla riduzione delle emissioni, comprese quelle di idrocarburi non metanici, nota causa di odori molesti (ma probabilmente correlate anche al grave eccesso di malformazioni congenite).

Positiva anche la risposta di Gioacchino Abbriano, che si impegna ad esprimere le prescrizioni sanitarie finalizzate a ridurre l’inquinamento, conciliando “ambiente, salute e lavoro”. Tuttavia è necessaria qualche puntualizzazione sul riferimento di Abbriano alla conferenza dei servizi del 28 marzo 2018, in cui le prescrizioni sanitarie sarebbero state “rimandate” di 3 anni in virtù di un accordo con la RAM, che avrebbe dovuto finanziare uno studio e acquistare due centraline. Abbriano afferma che, allo scadere dei 3 anni, chiederà un nuovo riesame dell’autorizzazione e, verificato che l’accordo non è stato rispettato, riattiverà le prescrizioni già espresse nel 2018.

Va comunque precisato che di studi epidemiologici autorevoli, oggi come allora, ce ne sono a iosa: studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Assessorato regionale della Sanità e dall’Università di Messina. Non c’è di certo alcun bisogno di  uno studio finanziato dalla Raffineria. In ogni caso il prossimo Sindaco verrà convocato in Conferenza dei servizi a breve, quindi probabilmente prima dello scadere dei famosi 3 anni.

Sulle emissioni odorigene Abbriano risponde di ritenere necessario prevedere dei limiti, che oggi non ci sono. Aggiunge però che vorrebbe individuare con certezza la fonte emissiva. In realtà la fonte emissiva è già individuata, anche perché sul perimetro della Raffineria funzionano già i nasi elettronici. Purtroppo però, senza alcun limite da rispettare, i nasi elettronici sono fini a se stessi. Le prescrizioni sanitarie del 2018, poi revocate (o “rimandate”, se si preferisce), prevedevano il limite di 5 UO/m3 da applicare proprio ai nasi elettronici.

I rimanenti tre candidati (Lorenzo ItalianoGiovanni Utano e Maurizio Munafò) hanno preferito non rispondere ai nostri quesiti, sebbene più volte sollecitati. E chi non risponde, si sa, spesso ha qualcosa da nascondere.

In realtà Utano ha risposto di non avere tempo e ci ha inviato il suo programma elettorale. Però se 7 candidati su 10 (considerando anche le elezioni di Barcellona) hanno trovato il tempo di rispondere ai nostri quesiti qualcosa non torna: non è che ci volesse tutto questo tempo!

Per di più va detto che il programma elettorale di Utano è alquanto deludente: la Raffineria non viene mai menzionata e le problematiche sulla qualità dell’aria vengono attribuite unicamente al traffico. Una visione che potrebbe andar bene nelle “ordinarie” grandi città, ma non certo in una cittadina di modeste dimensioni assediata da grosse industrie inquinanti come Milazzo. Consigliamo ad Utano di consultare l’inventario delle emissioni dell’ARPA, che evidenzia come la principale fonte emissiva della zona sia la Raffineria.

Sugli altri quesiti ambientali che abbiamo posto (gestione rifiuti, piano paesaggistico, costa, torrenti, mare, rapporti con associazioni) Midili, Maisano, Abbriano e Roselli hanno risposto in maniera per lo più positiva, anche se c’è da segnalare la posizione di Maisano (peraltro già nota) sull’Area Marina Protetta, che vorrebbe riperimetrare. Su questo punto, così come anche sul Piano paesaggistico, non ha invece risposto Midili.

Pubblichiamo qui le risposte integrali dei 4 candidati che hanno risposto:

Per completezza pubblichiamo anche il programma elettorale inviatoci da Utano, che comunque non può essere considerato rispondente ai nostri quesiti:

Un documento nascosto per 4 anni inchioda la Raffineria: il territorio ammorbato dalle sue emissioni

Pubblicato! Con ben 4 anni di ritardo, ma alla fine l’abbiamo spuntata: dopo tante richieste di accesso agli atti, solleciti, diffide, il Ministero dell’Ambiente ha finalmente pubblicato il cosiddetto “Allegato D6”, concernente “l’identificazione e quantificazione degli effetti delle emissioni in aria” della Raffineria di Milazzo. Il documento è stato presentato dalla RAM al Ministero dell’ Ambiente nel luglio 2016, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge in occasione delle procedure di rilascio e/o riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

La legge però prevede anche che questo documento debba essere pubblicato, assieme a tutta la documentazione inerente la procedura, per consentire al pubblico di consultarlo e formulare osservazioni. Invece nel 2016 l’Allegato D6 non è stato pubblicato. Abbiamo potuto apprendere indirettamente della sua esistenza solo dopo quasi 2 anni, grazie a dei riferimenti contenuti in altri documenti pubblicati dopo la famosa conferenza dei servizi del 28 marzo 2018 (quella in cui sono state illegittimamente accantonate le prescrizioni sanitarie dei Sindaci).

Assieme all’ADASC abbiamo quindi diffidato il Ministero dal concludere la procedura senza dare al pubblico la possibilità di consultare l’Allegato D6 ed esprimere delle osservazioni in merito.

Nel giugno 2018 ci ha risposto un dirigente del Ministero, Antonio Ziantoni, chiarendo che alcuni allegati (tra cui l’Allegato D6) non sono stati pubblicati in quanto la RAM li avrebbe indicati come “riservati, per ragioni di segreto industriale o commerciale”. Come vedremo, i fatti in seguito dimostreranno che si è trattato di un vero e proprio abuso, a cui il Ministero si è dimostrato accondiscendente, in violazione del diritto dei cittadini all’informazione in materia ambientale sancito dalla Convenzione di Aarhus.

Nei primi mesi del 2020 torniamo alla carica con una nuova richiesta di accesso agli atti. Stavolta la risposta del Ministero, inviata per conoscenza anche alla Raffineria, è diversa: la RAM è invitata a specificare i motivi della riservatezza dell’Allegato D6, se non vuole che venga pubblicato. Passano alcuni mesi senza che se ne sappia più nulla. Dopo un nostro sollecito, dal Ministero rispondono che la RAM ha dato il “nulla osta” e che quindi il documento è stato pubblicato online (vedi le note [1] e [2]). Ciò ovviamente dimostra quanto fosse stato abusivo ed ingiustificato tenere nascosto l’Allegato D6 per 4 anni.

Ma non è ancora finita. Perchè dopo la risposta del Ministero in realtà il documento continuava a non essere online. Si è reso necessario un ulteriore sollecito affinchè il documento venisse finalmente pubblicato sul serio. Tutto questo mentre sul portale del Ministero viene riportata erroneamente come data di pubblicazione il 3.04.2018 [3].

Come si spiega il “muro di gomma” che per ben 4 anni ha impedito ai cittadini di visionare questo documento, che, probabilmente, se non fosse stata per la nostra insistenza, non sarebbe mai stato pubblicato? Cosa c’è di così tanto scabroso in questo Allegato D6?

Consultando il documento (scaricabile al seguente link: https://va.minambiente.it/File/Documento/284076) non è difficile capirlo. Esso mostra il contributo previsto delle emissioni della Raffineria sui livelli di inquinamento atmosferico del comprensorio. I dati riguardanti in particolare la SO2 (anidride solforosa) sono a dir poco preoccupanti.

Le emissioni della Raffineria risultano infatti già di per sè sufficienti, da sole, a determinare il superamento del valore limite per quanto riguarda la concentrazione media annua di SO2. Questo superamento interessa in particolare il centro abitato di Archi, dove la stessa RAM stima che le ricadute al suolo delle sue emissioni arrivano a 21,9 µg/m3, quando il valore limite (come vedremo già di per sè troppo alto) è di 20 µg/m3. La situazione diventa ancora più drammatica se consideriamo l’effetto cumulativo con le emissioni della vicina centrale elettrica. Sommando i contributi delle due industrie il valore limite viene superato in pressochè tutto il centro abitato di Archi, con punte che possono arrivare ad una concentrazione media annua di 23,9 µg/m3.

Dalle stime della RAM, combinate con quelle della centrale A2A, risulta una concentrazione media annua molto elevata anche a Pace del Mela, e soprattutto a Pace alta, dove si “sfiora” il valore limite di 20 µg/m3 (che, lo ricordiamo, è già di per sè troppo elevato).

Questo almeno risulta dalle simulazioni effettuate da RAM e A2A, sperando che la realtà non sia ancora più grave.

Ma chi pensa che il problema sia solo ad Archi e Pace del Mela si sbaglia di grosso. Perchè sono soprattutto gli effetti sulle concentrazioni medie giornaliere di SO2 a preoccupare, su tutto il comprensorio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha predisposto delle linee guida [4] in cui individua, per diversi inquinanti, le concentrazioni atmosferiche oltre le quali la salute pubblica è a rischio. Questi sono i valori raccomandati per il diossido di azoto (SO2):

Come si può notare, l’OMS non raccomanda il limite di 20 µg/m3 come media annua, bensì come media giornaliera (questo fa capire quanto i limiti di legge italiani siano inadeguati a proteggere la salute pubblica).

Ad ogni modo l’Allegato D6 della RAM calcola anche le ricadute sulle concentrazioni medie giornaliere di SO2 della zona: ne risulta che le emissioni della Raffineria bastano da sole a superare il valore raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (20 µg/m3) in tutti i comuni del comprensorio, almeno da Barcellona fino a Rometta (e probabilmente anche oltre), toccando punte di 105 µg/m3.

Questo senza considerare il contributo delle emissioni della centrale elettrica, per le quali non sono disponibili stime inerenti le concentrazioni medie giornaliere. I livelli di inquinamento finali sono quindi più gravi di quelli qui riportati.

Il documento della Raffineria non prende invece in considerazione le ricadute delle sue emissioni di idrocarburi non metanici, nè gli effetti sui livelli di ozono. Ricordiamo che negli anni scorsi si sono già registrati numerosi superamenti del limite di legge nell’unica stazione pubblica di monitoraggio dell’ozono presente nella valle del Mela, la “Termica Milazzo”. L’ozono si forma a partire dagli ossidi di azoto (NOx) in presenza di elevati livelli di idrocarburi volatili: inquinanti che abbondano nella valle del Mela, proprio grazie alle emissioni delle industrie, in primis della raffineria. Nella valle del Mela si registra infatti la concentrazione media annua più elevata di idrocarburi non metanici di tutta la Sicilia.

Una cosa è certa: chi dice che non ci sono dati sufficienti per dimostrare l’inquinamento nella valle del Mela o non è informato, o mente perchè vuole continuare a farci respirare veleni.

Dopo le sentenze del TAR di Palermo che hanno annullato il Piano regionale di qualità dell’aria, il compito di tutelare la salute pubblica ricade tutto sui Sindaci territorialmente competenti (San Filippo del Mela e Milazzo). Nell’ambito del riesame dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale della Raffineria – che è ancora in corso – i Sindaci hanno l’obbligo di esprimere le prescrizioni necessarie ad evitare rischi per la salute pubblica, individuando appositi limiti alle emissioni. Rischi che, come mostra questo documento tenuto nascosto per 4 anni, ci sono eccome. Cosa ne pensano a riguardo i candidati a Sindaco di Milazzo?

Note:

[1] La risposta del Ministero all’accesso agli atti: https://comitatocontroinceneritore.files.wordpress.com/2022/05/risposta-ministero-accesso-atti-d6.pdf

[2] La risposta della RAM in cui si dà il via libera alla pubblicazione dell’Allegato D6: https://comitatocontroinceneritore.files.wordpress.com/2022/05/risposta-ram-accesso-atti-d6.pdf

[3] vedi https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/MetadatoDocumento/284075 e https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/MetadatoDocumento/284076 )

[4] “WHO Air quality guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”, consultabile al seguente link: https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/69477/WHO_SDE_PHE_OEH_06.02_eng.pdf?sequence=1&isAllowed=y