Raffineria: vergognosa strumentalizzazione dei lavoratori per evitare di ridurre l’inquinamento

La Raffineria continua a ‘giocare sporco’ pur di evitare di ridurre l’inquinamento.

Un gioco a cui si prestano alcuni sindacati compiacenti (a dire il vero non tutti), che a quanto pare avrebbero invitato i lavoratori a manifestare oggi (martedì 30 giugno) contro la cosiddetta “legge regionale sulla qualità dell’aria” (vedi volantino in fondo all’articolo).

Un’espressione che già di per sè la dice lunga sul livello di (in)consapevolezza della questione da parte degli organizzatori, presumibilmente sobillati da quella che potrebbe essere la vera regista dell’iniziativa, ovvero la Società per azioni che gestisce la RAM.

Infatti cio’ a cui si allude (il Piano di qualità dell’aria) non è affatto una “legge regionale”, bensì un atto amministrativo che la Regione ha dovuto adottare in ottemperanza ad una legge nazionale (il DL 155/2010), che a sua volta recepisce una direttiva europea del 2008.

È grave che l’obiettivo principale di questa manifestazione pseudosindacale (finora tenuta nascosta – chissà come mai – al resto della cittadinanza) non sia quello di reclamare diritti, lavoro o reddito, bensì quello di contestare una norma ambientale invisa all’azienda.

Così i lavoratori verrebbero fomentati (se non addirittura costretti) a manifestare contro quello che finora è l’unico atto concreto volto alla riduzione dell’inquinamento, ovvero a beneficio della salute degli stessi lavoratori, dei loro familiari e di tutti i cittadini della martoriata valle del Mela.

Una strumentalizzazione costruita su una montagna di menzogne.

Il Piano in questione non è opera di qualche ‘ambientalista’ che vuole far chiudere le industrie, bensì dei tecnici di ARPA Sicilia, che lo hanno predisposto sulla base della normativa vigente.

L’art. 9 del DL 155/2010 prevede che tutte le Regioni adottino i Piani di qualità dell’aria, per individuare le principali sorgenti emissive e applicarvi le misure necessarie a garantire la migliore qualità dell’aria possibile.

Questo è proprio quello che fa il Piano dell’aria siciliano: individua le industrie più inquinanti (tra cui spiccano le raffinerie) e vi applica i limiti connessi alle migliori tecnologie disponibili. Tali limiti peraltro sono stati individuati in un documento della Comunità europea (le cosiddette “BAT Conclusions”), a cui il Piano specificatamente rimanda.

Altro che limiti irraggiungibili!  Se fossero irraggiungibili non sarebbero di certo menzionati in un documento della Comunità europea sulle migliori tecnologie applicabili alle raffinerie esistenti.

Non si tratta quindi – come erroneamente sostengono – di ridurre i limiti automaticamente del 50%, bensì di applicare entro il 2027 i migliori limiti  che oggi è possibile raggiungere implementando le tecnologie.

Del resto il Piano è noto almeno dal 23 febbraio 2017, quando è stato “apprezzato” con una apposita delibera dall’allora Giunta regionale Crocetta. Dopo aver seguito il corretto iter amministrativo, nel quale le raffinerie sarebbero potute intervenire, il Piano è stato finalmente approvato nel Luglio 2018.

Non si tratta affatto quindi di un “eccesso di ambientalismo” della Giunta Musumeci, bensì di un atto doveroso per legge (a prescindere dal ‘colore politico’ della Giunta regionale), predisposto prima dell’era Musumeci.

Come mai la Raffineria in questi 3 anni non ha mai detto che i limiti del Piano sono “irraggiungibili”, mentre lo sta dicendo soltanto adesso?

Come mai nel 2018, prima dell’approvazione del Piano, non è intervenuta nella VAS, la apposita procedura di valutazione aperta al pubblico?

E come mai non ha parlato di irraggiungibilità dei limiti neanche nel ricorso che ha presentato al TAR di Palermo [1]?

Forse i limiti del Piano sono diventati “irraggiungibili” soltanto adesso?

E su che basi lo dice, visto che i limiti sono stati individuati dalla Comunità Europea?

Forse la Societa che gestisce la Raffineria adesso vuole risolvere le proprie difficoltà economiche scaricando la “colpa” sul Piano di qualità dell’aria?

Una mistificazione molto grave, perché rischia di mettere i lavoratori contro tutto il territorio, che da decenni aspetta una significativa riduzione dell’inquinamento.

Non se ne può più infatti di veleni, puzze, malattie, malformazioni congenite.

Se la Raffineria ha problemi economici che mettono a rischio l’occupazione vanno ricercate le opportune soluzioni di natura economica (per queste semmai dovrebbero battersi i sindacati!), non certo la revoca di una doverosa norma ambientale volta a ridurre l’inquinamento.

Chi contesta il Piano di qualità dell’aria non fa gli interessi dei lavoratori, ma quello dei petrolieri che non ne vogliono sapere di investire in tecniche che abbattono l’inquinamento.

Ci auguriamo che le istituzioni rigettino questa vergognosa strumentalizzazione: non può  essere  ipotizzato alcun indietreggiamento sul Piano a danno di tutta la cittadinanza.

Si predispongano invece quelle che – in un paese normale – dovrebbero essere l’oggetto delle richieste sindacali,  ovvero le opportune soluzioni economiche – nel solco del “Green New Deal” – ad un problema prettamente economico, che si vorrebbe spacciare per altro.

AGGIORNAMENTO:

Alla manifestazione contro il Piano hanno partecipato circa 200 persone, poco più del 10% dei lavoratori che lavorano in Raffineria, tra diretto e indotto. I sindacati metalmeccanici non hanno aderito alla manifestazione. Per approfondire:

Raffineria: flop della manifestazione pro-inquinamento

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NOTE:

[1] Il ricorso della Raffineria di Milazzo è scaricabile dal portale del MATTM (https://va.minambiente.it/File/Documento/354814), in allegato alla nota con cui la RAM ha presentato l’ultima domanda di riesame AIA (da pag. 9 in poi).

I limiti del Piano aria sono noti da più di 3 anni: perchè la Raffineria si lamenta solo adesso? Chi vuole continuare a farsi prendere in giro?

Nelle ultime settimane vari Sindaci della valle del Mela (in particolare i Sindaci di Santa Lucia del Mela, Pace del Mela, Monforte San Giorgio, Condrò e San Pier Niceto) hanno preso posizione a difesa del Piano regionale di tutela della qualità dell’aria, che punta a ridurre decisamente l’inquinamento nella valle del Mela e nelle altre aree inquinate della Sicilia.

Contro il Piano si sono schierate le raffinerie siciliane, che sarebbero costrette a ridurre le proprie emissioni inquinanti, attraverso l’implementazione delle migliori tecnologie disponibili.

Ieri è tornato sulla questione anche il Sindaco di Milazzo [1], stavolta diffondendo un video, analogamente a quanto fatto da altri suoi colleghi della valle del Mela. Ma, al contrario di questi ultimi, il Sindaco Formica non ha preso posizione a difesa del Piano, bensì ha chiesto alla Regione di chiarire se la Raffineria mente o dice la verità quando parla di limiti “irraggiungibili”.

Caro Sindaco Formica, per rispondere a questa legittima domanda basta semplicemente leggere le carte prodotte in questi ultimi 3 anni dalla Raffineria di Milazzo.

Perchè il Piano di qualità dell’aria non è certo spuntato all’improvviso come un fungo. I limiti oggi contestati dalla RAM sono noti almeno dal 23 febbraio 2017, quando l’allora Giunta regionale Crocetta ha “apprezzato”, con la Delibera n.77/2017, la proposta di Piano redatta da ARPA Sicilia.

Successivamente il Piano è stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS): una procedura in cui i soggetti interessati possono esprimere le proprie osservazioni sul Piano, obbligando l’Autorità competente a tenerne conto prima dell’approvazione.

Ebbene, lo sapete quali osservazioni ha presentato la Raffineria di Milazzo nell’ambito della VAS sul Piano di qualità dell’aria? NESSUNA!

Dopo aver superato la VAS, l’approvazione del Piano era quasi un atto dovuto (o quanto meno doveroso), atto che è toccato alla Giunta Musumeci nel luglio 2018.

E’ a questo punto che si sono scatenati i vari ricorsi delle industrie contro il Piano, tra cui quello della Raffineria di Milazzo. Questi ricorsi dimostrano forse che i limiti del Piano sono irraggiungibili? Nient’affatto, anzi non ci provano neanche (evidentemente perchè sanno che non sono affatto irraggiungibili).

Invitiamo l’Assessore regionale Cordaro, i sindacati, il Sindaco ed consiglieri di Milazzo a leggere il ricorso presentato dalla Raffineria di Milazzo contro il Piano di qualità dell’aria [2]: nel ricorso i limiti vengono definiti ingiustificati, gravosi, penalizzanti, costosi, ma mai “irraggiungibili” e men che meno esiste una dimostrazione della loro presunta irraggiungibilità. Ad ogni modo ARPA Sicilia ha smontato punto per punto le argomentazioni della RAM con la seguente Relazione.

Se neanche la Raffineria di Milazzo ha tentato di dimostrare che i limiti del Piano rappresentano obbiettivi irraggiungibili, pur avendo avuto diverse occasioni per farlo (quanto meno nella VAS e nel suo ricorso al TAR), è evidente che si tratta di una pura e semplice presa in giro.

Peraltro anche i ricorsi delle altre raffinerie siciliane smentiscono la tesi della presunta “irraggiungibilità” dei limiti del Piano, quantificando i costi che sarebbero necessari per adeguarsi: 150-180 Milioni di euro, che, spalmati fino al 2027 (anno in cui i limiti entreranno a pieno regime), non rappresentano affatto un investimento “impossibile”, bensì doveroso, visto che serve a risparmiare malattie e sofferenze.

Per quanto tempo ancora quindi l’Assessore regionale Cordaro, il Sindaco Formica, i consiglieri comunali di Milazzo ed i sindacati sono disposti a farsi prendere in giro dalla Raffineria di Milazzo?

Piuttosto il Sindaco rammenti il proprio dovere, in qualità di massima autorità sanitaria locale, di tutelare la salute dei propri concittadini, non solo difendendo il Piano di qualità dell’aria, ma anche esprimendo le ulteriori prescrizioni necessarie a tutelare la salute pubblica.


 

Note:

[1]  https://www.oggimilazzo.it/2020/06/17/il-futuro-della-raffineria-di-milazzo-il-sindaco-formica-in-un-video-chiede-alla-regione-di-fare-chiarezza/

[2] Il ricorso della Raffineria di Milazzo è scaricabile dal portale del MATTM (https://va.minambiente.it/File/Documento/354814), in allegato alla nota con cui la RAM ha presentato l’ultima domanda di riesame AIA (da pag. 9 in poi).

Spiragli di salvezza per il paesaggio siciliano: comincia a cedere il vergognoso DDL Sammartino

Nelle scorse settimane abbiamo lanciato l’allarme sul Disegno di legge presentato all’Assemblea regionale dall’On. Sammartino, di Italia Viva. La parte più pericolosa del DDL, il Titolo VI, punta a scardinare l’attuale ordinamento di tutela del paesaggio, eliminando le funzioni delle Soprintendenze. Ad essere particolarmente in pericolo i piani paesaggistici, che verrebbero modificati almeno ogni 5 anni, e la cui redazione ed applicazione verrebbe affidata ad organi che non hanno mai avuto competenza in materia.

Dopo l’allarme lanciato da noi [1], da altre associazioni della valle del Mela, da Italia Nostra e da Legambiente Sicilia, il DDL è stato letteralmente sommerso da critiche provenienti non solo dal mondo associativo, ma da praticamente tutti gli esperti e gli enti del settore.

All’inizio l’approvazione del catastrofico DDL era data praticamente per scontata, essendo stato sottoscritto da praticamente tutti i capigruppo di centrodestra e centrosinistra. Tuttavia la campagna lanciata contro questa grave minaccia [2] ha cominciato a dare i suoi frutti: il sostegno del mondo politico al disegno di legge sembrerebbe essere crollato, tanto che vari esponenti sia di centrodestra (ad es. Galluzzo e Catalfamo) che di sinistra (Fava) hanno sconfessato il DDL, isolando di fatto il vero artefice, ovvero il discusso On. Sammartino, esponente di punta di Renzi in Sicilia.

Lo stesso neoassessore ai Beni Culturali Samonà, da noi direttamente interpellato, ha dichiarato di essere contrario al DDL Sammartino. In una successiva intervista l’Assessore ha poi definito tale disegno di legge “superato”, in quando il governo regionale starebbe lavorando ad un DDL alternativo [3].

Infine è di questi giorni la notizia che il pericoloso Titolo VI del DDL sarebbe stato cancellato da un emendamento proposto, come prima firmataria, da Valentina Zafarana (M5S) [4]. Sarebbe stata così messa in salvo, almeno per il momento, la tutela del paesaggio in Sicilia.

Soddisfatti dei risultati fin qui ottenuti, possiamo (forse) tirare un sospiro di sollievo, ma siamo ben lungi dal cantare vittoria. La situazione è infatti ancora in piena evoluzione e l’allerta deve rimanere massima.

Pertanto, per chi non lo avesse ancora fatto, ricordiamo come partecipare alla nostra campagna contro il DDL Sammartino:

  • mandare delle email ai deputati regionali, come abbiamo fatto noi, per chiedergli di non approvare il DDL “Disposizioni in materia di beni culturali e di tutela del paesaggio”. Questa è una lista dei loro indirizzi email: CLICCA QUI;
  • eprimere un parere ed un giudizio negativo sul DDL al seguente link dell’ARS: w3.ars.sicilia.it/edem/giudizio… ricordandosi di confermarlo nella richiesta che arriva per email.

 


 

Note:

[1] https://www.inuovivespri.it/2020/05/20/allars-un-disegno-di-legge-per-bloccare-le-sovrintendenze-e-distruggere-il-paesaggio-siciliano

[2] http://www.facebook.com/delMela/posts/3529238697104775

[3] https://livesicilia.it/2020/06/04/samona-polemiche-gratuite-disegno-di-legge-superato

[4] https://www.siciliaogginotizie.it/2020/06/10/m5s-allars-beni-culturali-no-al-ddl-sammartino-peggio-leventualita-di-un-testo-fatto-da-lega-e-musumeci-la-riforma-sia-fatta-dalla-commissione/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alcuni consiglieri di Milazzo chiedono più inquinamento per obbedire alla RAM

Dopo 60 anni di industrializzazione selvaggia, il Piano regionale della qualità dell’aria rappresenta il primo atto concreto in grado di ridurre l’inquinamento nella valle del Mela. Esso prevede una considerevole riduzione delle emissioni delle industrie più inquinanti della regione, tra cui la Raffineria di Milazzo. I nuovi limiti, che entreranno a pieno regime nel 2027, con uno step intermedio nel 2022, corrispondono all’applicazione delle migliori tecnologie oggi disponibili.

Un risultato storico, contro cui è arrivata puntuale la levata di scudi delle grosse industrie inquinanti, che con ricorsi e manovre sottobanco stanno tentando di far saltare il Piano. A tali manovre, a quanto pare, si sono prestati anche certi consiglieri comunali di Milazzo.

Infatti nell’ultimo consiglio comunale, avente ad oggetto la “vertenza Raffineria”, è stato approvato un documento che contiene un’espressione alquanto ambigua: si invita il governo regionale, attraverso l’intervento della deputazione locale, a discutere di margini e parametri al fine di evitare “eccessi di populismo”. Una specie di “messaggio in codice”, che viene però smascherato leggendo la versione originaria del documento, poi scarabocchiata:

documento_ritagliato
Particolare della foto del documento pubblicato su Oggi Milazzo[1]

Nella parte imbrattata si legge chiaramente la richiesta di una revisione del Piano regionale di qualità dell’aria, al fine di permettere alla Raffineria di inquinare di più. Alcuni consiglieri si sarebbero però rifiutati di aderire ad una richiesta simile e quindi dal compromesso è uscita fuori la versione più politichese.

Evidentemente gli autori di questa “proposta indecente” non hanno capito che il lavoro si difende favorendo gli investimenti per gli adeguamenti ambientali, non evitandoli. Anzichè permettere alle industrie di inquinare di più, perchè non chiedono degli incentivi sulla riconversione ecologica delle industrie? Cos’è il “Green New Deal” di cui si parla tanto, se non questo? L’obiettivo non è proprio quello di creare posti di lavoro inquinando di meno? O ancora si pensa che il lavoro sia possibile solo a discapito della salute e dell’ambiente?

Ma CHI E’ che ha messo nero su bianco questa irresponsabile richiesta, poi edulcorata? A rivendicarne la paternità, durante la seduta consiliare, è stato Damiano Maisano, attuale capogruppo della Lega: “questa sera io ho preparato tre righe, proprio, perchè voglio condividere con tutto il consiglio comunale, di fare una mozione, un documento importante, dove noi, tutti quanti assieme, diciamo da che parte stiamo, che cosa vogliamo”.

E da che parte sta il consigliere Maisano si è capito chiaramente. Quello che non si è capito, semmai, è se qualcun altro lo abbia aiutato nella stesura del documento, essendo lui “poco esperto in materia” (come si è autodichiarato nel corso della seduta). Oppure i contenuti del documento sono stati concordati in una precedente riunione dei capigruppo? A tal riguardo è significativo che, nel corso della seduta consiliare, solo il consigliere Oliva abbia dichiarato di non essere al corrente del documento, chiedendo 10 minuti di pausa per poterlo leggere: è solo durante tale pausa che il documento sarebbe stato modificato.

A prescindere dal documento poi approvato, è comunque ormai chiara l’intenzione di una parte dei consiglieri di chiedere ai deputati regionali di intervenire, al fine di ammorbidire, o addirittura far sparire, i limiti emissivi imposti nel Piano di qualità dell’aria. Ci auguriamo che la deputazione non dia alcun seguito a tale irresponsabile richiesta, considerata la grave situazione ambientale e sanitaria in cui versa il territorio.

La valle del Mela è infatti balzata al primo posto in Italia per eccesso di malformazioni congenite, come rivela l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. Per non parlare degli eccessi di varie patologie (respiratorie, tiroidee, ipofisarie, ecc…) anch’esse riconducibili all’inquinamento. Con quale barbaro coraggio le industrie ed alcuni consiglieri chiedono limiti meno restrittivi?

Chissà perchè a Milazzo certi politici fanno gli interessi della grossa industria a discapito dei cittadini, mentre in altre realtà simili (Augusta, Priolo, Siracusa) le amministrazioni si sono schierate a difesa del Piano contro i ricorsi delle industrie.

I consiglieri hanno anche chiesto l’istituzione  di un tavolo permanente composto da rappresentanti del Comune di Milazzo, della Raffineria e dei sindacati per discutere di ambiente e lavoro. Non è accettabile che le associazioni, portatori di interessi diffusi, vengono escluse da un simile tavolo.


 

Note:

[1] oggimilazzo.it/wp-content/uploads/2020/06/documento_raffineria_consiglio.jpg

Verso la distruzione del paesaggio siciliano: il DDL dell’On. Sammartino, indagato per corruzione elettorale, rischia di essere approvato

Qual è il modo migliore per distruggere un patrimonio di inestimabile valore come il paesaggio ed i beni culturali siciliani? Come aprire, anzi spalancare la strada ad ogni sorta di eco-mostri?

Le risposte stanno tutte nel Disegno di Legge del deputato renziano Luca Sammartino, attualmente in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana:

  • togliendo la tutela del paesaggio agli organi competenti (le Soprintendenze), per affidarla a chi non ha mai avuto alcuna esperienza e competenza in materia o, peggio ancora, a chi potrebbe essere condizionato da conflitti di interesse;
  • modificando i piani paesaggistici almeno ogni 5 anni, in modo da recepire le pressioni speculative del momento ed eliminare le tutele dei Piani fin qui già adottati (come ad esempio il famoso Piano Paesaggistico dell’Ambito 9, per il quale abbiamo lottato tanto).

[Per approfondire si veda il nostro precedente articolo].

Dobbiamo ammetterlo: difficilmente un “crimine” legalizzato contro la preziosa Bellezza della nostra Isola poteva essere concepito meglio. Facciamo quindi i nostri “complimenti” all’ On. Sammartino, il padre di questo abominevole DDL, che è riuscito anche ad ottenere la firma “bipartisan” di quasi tutti i capigruppo di centrodestra e centrosinistra, alcuni dei quali probabilmente non hanno colto la sua portata eversiva.

Per capire la “stoffa” di questo giovane deputato, basta dare un’occhiata al suo “curriculum”. Ex UDC, è stato eletto nelle liste del PD, passando poi ad Italia Viva, la formazione di Renzi e Faraone. La sua elezione è stata accompagnata da varie polemiche.  «Gaetano Leone, presidente della municipalità Librino San Leone e fratello di Lorenzo Leone, punto di riferimento del clan Santapaola, sta facendo una campagna a sostegno di Sammartino», ebbe a dichiarare Claudio Fava poco prima della tornata elettorale. L’On. Sammartino raccolse poi ben 32 mila preferenze nella provincia di Catania, il risultato più lusinghiero mai raggiunto da un deputato regionale, ma su cui pesano alcuni sospetti. Subito dopo le elezioni è infatti comparso un VIDEO in cui si vede un uomo che entra in una casa di cura per anziani e chiede se è vero che la madre, interdetta e con gravi problemi di disabilità, abbia votato. Dopo aver ricevuto conferma, l’uomo protesta: «E chi l’ha fatta votare? Solo mio fratello poteva dare l’autorizzazione, lei è interdetta», e attacca: «Come lei hanno fatto votare tutte le altre persone, hanno votato a Sammartino […] Si sono girate tutte queste case di cura per raccogliere dei voti». [CLICCA QUI qui per vedere l’interessante video]

E’ recente la notizia di un’altra indagine che accuserebbe l’On. Sammartino di ben 11 casi di corruzione elettorale. Citiamo a tal riguardo un articolo pubblicato qualche mese fa da “Sudpress”[1]:  “Il 21 novembre 2018 avevamo semplicemente rilevato che l’allora vice sindaco di Misterbianco Carmelo Santapaola [che sarebbe imparentato con il famoso boss Nitto Santapaola [2], NdR], arrestato nell’ambito di una complessa indagine che poi porterà addirittura allo scioglimento per mafia del comune, era l’uomo di riferimento del deputato regionale Luca Sammartino, console renziano in Sicilia, che proprio a Misterbianco aveva ottenuto un risultato elettorale strabiliante. La cosa aveva inquietato il giovane campione di preferenze che ci ha citato in sede civile chiedendoci 50 mila euro per risarcire la sua immagine turbata. A distanza di un anno la notizia dell’indagine che lo accusa di ben 11 casi di corruzione elettorale”.

Altri dettagli inquietanti emergono in un articolo di “Meridionews” [3]: “Il deputato regionale Luca Sammartino, l’ex vicesindaco di Misterbianco Carmelo Santapaola, accusato di essere prestanome di esponenti mafiosi, e suo fratello Vincenzo condividevano un gruppo su WhatsApp dal nome piuttosto eloquente: <La frattellanza>. Un’unione che andava oltre amicizia e vicinanza politica e che, come rivela MeridioNews, sarebbe arrivata a concordare i nominativi da fare assumere in società compiacenti .

fratellanza
L’On. Sammartino e la chat della “Fratellanza” in un’immagine riportata su “La Sicilia” [4]

Sarà a queste vicende che si riferiva il Presidente della Regione Nello Musumeci qualche settimana fa, quando, rivolgendosi in aula all’On. Sammartino, ha  sbottato: mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa presto occupare ben altro palazzo”? [5]

Eppure l’abominevole disegno di legge di Luca Sammartino, che lui stesso, rispondendo alle critiche, ha recentemente definito una “provocazione”, rischia seriamente di essere approvato dall’ARS, visto che la stragrande maggioranza dei capigruppo di centrodestra e centrosinistra lo hanno firmato.

Il DDL ha incassato pesanti critiche da tutti gli addetti ai lavori (Ordine degli architetti, Soprintendenti, Direttori dei parchi archeologici, ecc…), nonchè da quasi tutte le associazioni che si occupano di tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Noi stessi, assieme ad altre associazioni locali, abbiamo inviato ai deputati regionali una lettera per spiegargli la catastrofe di cui si renderebbero responsabili approvando questo scandaloso DDL (per leggere la lettera CLICCA QUI)

Ci auguriamo che la gran parte dei deputati alla fine scelga di non rendersi complice di questo scempio contro la bellezza ed il futuro della nostra Isola.


Addendum:

Molti si chiedono: “cosa possiamo fare noi, semplici cittadini, affinchè questo DDL non venga approvato”?

In realtà possiamo fare tanto, ad esempio:

  • diffondere la notizia il più possibile;
  • mandare delle email ai deputati regionali, come abbiamo fatto noi, per chiedergli di non approvare il DDL “Disposizioni in materia di beni culturali e di tutela del paesaggio”. Questa è una lista dei loro indirizzi email: CLICCA QUI;
  • eprimere un parere ed un giudizio negativo sul DDL al seguente link dell’ARS: w3.ars.sicilia.it/edem/giudizio… ricordandosi di confermarlo nella richiesta che arriva per email.

Note:

[1] http://www.sudpress.it/luca-sammartino-ora-indagato-lo-scorso-febbraio-ci-ha-chiesto-50-mila-euro-per-la-sua-immagine/

[2] https://catania.livesicilia.it/2019/11/01/santapaola-cappello-e-nicotra-la-politica-e-lombra-della-mafia_511638/

[3] https://catania.meridionews.it/articolo/84012/sammartino-e-la-fratellanza-con-melo-santapaola-assunzioni-concordate-con-lex-vicesindaco-indagato/

[4] https://www.lasicilia.it/news/catania/314264/nelle-chat-e-negli-sms-di-sammartino-la-scatola-nera-della-corruzione-elettorale.html

[5] https://palermo.repubblica.it/politica/2020/04/29/news/finanziaria_partenza_in_salita_maggioranza_va_subito_ko_e_fdi_abbandona_aula-255190133/

Vogliono demolire i piani paesaggistici, favorendo gli eco-mostri: la pericolosa proposta di alcuni deputati regionali

E’ in questi giorni in discussione all’ARS il Disegno di Legge intitolato “Disposizioni in materia di beni culturali e di tutela del paesaggio” . Tale proposta punta a demolire in un colpo – per la Sicilia – l’attuale impianto normativo sulla tutela dei beni culturali e del paesaggio, frutto di decenni di conquiste.

L’attuale Codice dei beni culturali perderebbe validità in Sicilia e verrebbe sostituito da una raffazzonata legge regionale che pretende di riscrivere daccapo le norme su una materia delicata e preziosa, senza consultare chi ha la necessarie competenze in materia.

Essa colpisce innanzitutto i piani paesaggistici, la cui realizzazione verrebbe sottratta ai competenti organi delle Sovrintendenze e del Dipartimento dei beni culturali, per essere affidata all’Assessorato del territorio e dell’ambiente, che certamente non può vantare la stessa competenza, né tanto meno la stessa esperienza in materia.

Inoltre è prevista la modifica dei piani paesaggistici almeno ogni cinque anni, come se il paesaggio possa variare in base alle tendenze politiche o, peggio ancora, alle esigenze speculative del momento.

Il DDL in questione vorrebbe sottrarre alle Sovrintendenze anche l’applicazione del piano paesaggistico, che verrebbe affidata agli uffici tecnici comunali. A questi ultimi verrebbe infatti trasferito il compito di valutare la compatibilità paesaggistica di un’opera e di rilasciare l’autorizzazione paesaggistica, che sarebbe quindi degradata ad una sorta di inutile doppione della concessione edilizia comunale.

Così facendo si buttano a mare le decennali competenze maturate sulla tutela del paesaggio nelle Soprintendenze, che a questo punto non si capisce più a cosa servirebbero. Competenze ed esperienze che non si trovano certo negli uffici tecnici comunali, a volte retti da geometri.

Se in tutto il resto d’Italia, regioni a statuto speciale comprese, la tutela del paesaggio è affidata ad organi specializzati come le Sovrintendenze un motivo ci sarà.

Perchè proprio in Sicilia, che certamente è una delle regioni al mondo più ricche di beni paesaggistici e culturali,  la tutela del paesaggio dovrebbe essere sottratta alle Sovrintendenze per essere affidata ad organi di dubbia competenza e senza esperienza in materia?

Questo disegno di legge sembra perseguire una sorta di rivincita dell’incompetenza sulla competenza. Una rivincita che, quando si ha a che fare con materie delicate e preziose come i beni culturali ed il paesaggio, rischia di produrre effetti disastrosi.

Ma il DDL in questione ha anche il sapore una sorta di “spedizione punitiva” contro le Soprintendenze. Forse le si vuole punire per aver bloccato progetti come quello del mega-inceneritore del Mela? Ricordiamo infatti che senza il piano paesaggistico redatto dalla Sovrintendenza di Messina più di 10 anni fa, sarebbe stato molto più arduo sconfiggere questo eco-mostro. Difficile non pensare che il fine ultimo di questo disegno di legge sia proprio quello di deturpare la Sicilia con simili scempi, che storicamente hanno trovato proprio nelle Soprintendenze i più validi ostacoli.

Primo firmatario di questo disegno di legge è il deputato di Italia Viva Luca Sammartino: il cosiddetto “mister 32 mila preferenze”, noto alle cronache per lo scandalo del voto in una casa di cura per anziani. Quel deputato a cui lo stesso Presidente Musumeci poche settimane fa ha augurato pubblicamente all’ARS “spero che altri palazzi si occupino di lei” (riferendosi probabilmente al palazzo di giustizia).

Alla vigilia delle elezioni regionali questo era quello che diceva Claudio Fava sul conto di Sammartino: «Gaetano Leone, presidente della municipalità Librino San Leone, e fratello di Lorenzo Leone punto di riferimento del clan Santapaola, sta facendo una campagna a sostegno di Sammartino. Credo che tutto questo meriterebbe più di un approfondimento».

Eppure tra i firmatari del pericoloso DDl di Sammartino oggi c’è anche Claudio Fava, assieme ad altri deputati sia di centrosinistra che di centrodestra, come i barcellonesi Catalfamo e Calderone.

Per scaricare il testo del DDL cliccare qui: Disegno di Legge n. 698 del 06-02-2020

 

 

Respinto il progetto A2A di un biodigestore di rifiuti a San Filippo del Mela

La commissione regionale Via-Vas ha rispedito al mittente con 29 osservazioni il progetto di A2A, che ha proposto un biodigestore anaerobico per il trattamento di 75 mila tonnellate l’anno di rifiuti organici da realizzare all’interno della Centrale di San Filippo del Mela

L’azienda ha adesso 30 giorni per presentare le proprie controdeduzioni. Come riportato da Repubblica, “vengono contestati tre elementi strutturali: la mancata previsione nel piano d’ambito, l’assenza di titolarità dei rifiuti da trattare e il sovradimensionamento rispetto al contesto. “Finora – attacca il presidente della commissione Via-Vas, Aurelio Angelini – c’è stata una ripetuta e continuata violazione delle norme che regolano la gestione dei rifiuti. Noi abbiamo seguito in maniera puntuale l’ordinamento”. Con un’accusa pesantissima: “In questi anni – attacca Angelini – si è creato un sistema concentrato in pochi impianti sovradimensionati a causa della confusione generale causata dai regimi emergenziali e da alcuni funzionari che lavoravano e forse lavorano ancora per coloro che hanno interessi milionari nei settori non solo dei rifiuti”.

Nel caso del progetto di A2A – osserva Angelini – “si è registrata se non altro un’ampia partecipazione dei cittadini al dibattito”, al contrario di altri progetti riguardanti la gestione dei rifiuti nell’isola.

Dopo una lunga battaglia del territorio, nel 2018 è già stato respinto il progetto  A2A dell’inceneritore del Mela, decisione impugnata dall’azienda al TAR Lazio. In un sito adiacente a quello dove avrebbe voluto costruire l’inceneritore, A2A ha poi presentato il progetto del biodigestore. In tale sito in precedenza A2A aveva presentato in pompa magna il progetto di un impianto di solare termodinamico, poi accantonato dall’azienda per motivi non chiari.

Fonte: https://palermo.repubblica.it/cronaca/2020/05/16/news/rifiuti_il_pano_per_il_settore_dell_immondizia_rispedito_al_mittente_con_20_osservazioni-256781180/

Raffineria: i sindacati non tutelano nè la salute nè l’occupazione

Tutelare la salute e l’occupazione: è questa la promessa che i cittadini della valle del Mela hanno sentito per decenni da politici e amministratori. Una promessa che, nella gran parte dei casi, non veniva accompagnata da alcuna aziona concreta, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, più malattie e malformazioni congenite (per le quali nella valle del Mela si registra addirittura l’eccesso più grave d’Italia).

Negli ultimi anni però, grazie anche al pressing dell’opinione pubblica e delle associazioni, si comincia a vedere qualche segno di cambiamento.

Nel gennaio 2018 per la prima volta sono state espresse delle prescrizioni sanitarie nel riesame dell’autorizzazione della Raffineria di Milazzo. L’azienda, supportata da certi sindacalisti alquanto miopi (nella migliore delle ipotesi), alla fine riuscì ad ottenere l’accantonamento di tali prescrizioni, grazie alla complicità del Ministero dell’Ambiente ed ad una pasticciata marcia indietro del Sindaco di Milazzo e dell’allora Commissario straordinario di San Filippo del Mela. Un pasticcio su cui è stato presentato un importante ricorso – ormai a buon punto – al TAR di Catania.

In ogni caso si trattò – per l’azienda – di una vittoria di Pirro. Perchè pochi mesi dopo, nel luglio 2018, la Regione approvo’ il Piano di tutela della qualità dell’aria, che prevede una significativa riduzione delle emissioni della raffinerie siciliane.

Per adeguarsi al Piano è necessario che le raffinerie investano per ammodernare gli impianti e renderli molto meno inquinanti. Si tratterebbe di investimenti che avrebbero ovviamente buone ricadute anche sull’occupazione, facendo finalmente avverare la decennale promessa di tutelare salute, ambiente e lavoro.

Ma invece di sostenere l’attuazione del Piano i sindacati cosa fanno? Si rallegrano, come riporta un articolo odierno di OggiMilazzo, per il fatto che la RAM ha intenzione “di continuare a contrastare le decisioni della Regione che mette restrizioni ancora più drastiche per l’ambiente rispetto a quelle che sono le normative nazionali ed europee”.

E’ chiaro il riferimento al Piano regionale di qualità dell’aria, che però, a differenza di quanto credono i sindacati, è stato varato proprio in ottemperanza alle normative nazionali ed europee.

 Che l’azienda sia avara e non voglia investire in ambiente è comprensibile. Ma che i sindacati lottino per ridurre gli investimenti necessari non è affatto normale. E’ alquanto paradossale la loro lotta contro la tutela della salute e dell’occupazione. Una posizione assurda, destinata a finire in un vicolo cieco. E questo, prima o poi, lo capiranno anche i lavoratori.

La lunga agonia del Decreto inceneritori di Renzi, salvato (si spera ancora per poco) dal Coronavirus

Il 10 agosto 2016, mentre buona parte degli italiani erano al mare, l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi firmava un decreto, passato poi alla storia come “Decreto inceneritori”.

Il decreto, tutt’ora vigente, prevede la realizzazione di almeno 8 inceneritori, di cui 2 in Sicilia. Per giustificarli, esso ricorre a calcoli palesemente viziati, che gonfiano il reale fabbisogno di incenerimento a discapito di quello di impianti di riciclaggio. L’obiettivo è quello di costringere le regioni a rivedere i propri obiettivi di riciclaggio, per far posto agli odiati inceneritori.

A scrivere il decreto è stata la Direzione Generale “Rifiuti e inquinamento” del MATTM, all’epoca capeggiata da Mariano Grillo. Quest’ultimo, oltre ad essere noto per il coinvolgimento nelle indagini sulla centrale Tirreno Power , si è distinto per l’insistente pressione esercitata nei confronti della Regione Siciliana affinchè provvedesse a bruciare 700 mila tonnellate l’anno di rifiuti, come previsto nel decreto stesso.

Gli inceneritori in sicilia sono stati infatti l’obiettivo principale del decreto Renzi. Non a caso tale decreto è citato più volte nel parere favorevole del Ministero dell’Ambiente sull’inceneritore del Mela, poi bloccato grazie alla tenace lotta del territorio ed al piano paesaggistico, che hanno creato le premesse per i pareri contrari dei Beni Culturali e del governo Conte 1.

Il decreto inceneritori di Renzi è illegittimo non solo per aver gonfiato il fabbisogno di incenerimento, ma anche per non aver espletato la procedura di valutazione ambientale a cui si devono sottoporre tutti gli strumenti di pianificazione in materia di rifiuti (la cosiddetta “V.A.S.”, ovvero Valutazione Ambientale Strategica). Prima dell’emanazione del decreto hanno cercato in tutti i modi di evitare la VAS: l’allora Ministro dell’Ambiente Galletti arrivò ad emanare una direttiva ad hoc, del tutto priva di fondamento giuridico, proprio per cercare di avallare una esclusione dalla VAS del decreto in questione, ma fece un buco nell’acqua. Infatti la commissione di valutazione ambientale dello stesso Ministero, applicando correttamente la normativa, si rifiutò di escludere il decreto dalla VAS, facendo fare una non proprio bella figura al Ministro.

Dopo qualche mese però Renzi firmò lo stesso il decreto, infischiandosene della VAS. Da ciò ne scaturirono diversi ricorsi al TAR Lazio, volti ovviamente ad annullare il decreto in quanto palesemente illegittimo. In questi anni i ricorsi hanno messo a segno vari punti, incassando anche il parere della Corte di Giustizia europea, che ha suggerito l’annullabilità del decreto quanto meno per il mancato esperimento della VAS.

Nonostante ciò, il decreto inceneritori di Renzi ha trovato ancora, anche di recente, dei fedeli paladini al Ministero dell’Ambiente. Infatti proprio un anno fa è pervenuta dal Ministero (a quanto pare all’insaputa dello stesso Ministro Costa) un’altra perentoria richiesta alla Regione Siciliana, affinchè inserisse nel nuovo Piano regionale dei rifiuti due inceneritori, in ottemperanza al Decreto di Renzi.

Sebbene in agonia, il rischio che il decreto Renzi ottenga il suo scopo è quindi tornato ad essere concreto. Per scongiurare tale rischio, dando il colpo di grazia al decreto inceneritori in sede giudiziaria, abbiamo collaborato alla stesura dell’intervento dell’Associazione Rifiuti Zero Sicilia a supporto del ricorso presentato dal “Movimento Legge Rifiuti Zero”.

Il 22 aprile scorso era prevista l’udienza finale al TAR Lazio, quella da cui sarebbe dovuta scaturire la sentenza che con ogni probabilità avrebbe definitivamente annullato il vergognoso decreto inceneritori di Renzi. Un aiuto insperato al decreto è però arrivato dall’emergenza Coronavirus, grazie alla quale l’Avvocatura dello Stato, non trovando niente di meglio da fare per difendere l’indifendibile decreto, ha ottenuto un rinvio dell’udienza al 20 luglio prossimo.

Un rinvio che potrebbe dare ancora qualche chance di recepire il decreto (con i famosi due mega-inceneritori) nel nuovo piano regionale dei rifiuti. Ci auguriamo che la Regione Siciliana abbia il buon senso di non recepire il moribondo decreto inceneritori di Renzi proprio adesso che e che anzi concentri tutti gli sforzi sugli impianti di compostaggio e di riciclaggio, seguendo le indicazioni della Comunicazione della Commissione Europea COM(2017)/34.

Coronavirus, l’attività della Raffineria ridotta ai minimi: gli effetti si sentono e si vedono

Con l’emergenza Coronavirus tutti stiamo subendo delle limitazioni più o meno importanti. Molte attività produttive in italia sono ferme per limitare i contagi. Le raffinerie non sono tra queste, tuttavia di questi tempi è innegabile un calo della domanda di prodotti petroliferi.

A ciò si aggiungono le misure di sicurezza in merito al necessario distanziamento sociale, che hanno obbligato molte attività non sanitarie a ridurre di molto il personale.

Chi, per la posizione della propria abitazione o per gli spostamenti lavorativi, in questo periodo ha avuto la fortuna di ammirare il Golfo di Milazzo, si sarà senz’altro accorto di un piccolo grande particolare.

Il Golfo di Milazzo offre sempre un paesaggio senza dubbio di elevato pregio, sebbene deturpato da grosse industrie decisamente brutte e da decine di petroliere che perennemente l’attraversano. In quest’ultimo periodo, però, il traffico di petroliere nel golfo di Milazzo si è ridotto al lumicino.

Tale traffico è ovviamente direttamente proporzionale all’attività produttiva della Raffineria. Se il traffico di petroliere nelle ultime settimane risulta decimato, vuol dire che anche l’attività della Raffineria è stata decimata. Del resto fonti interne a quest’ultima parlano di una drastica riduzione delle presenze lavorative, al fine di evitare occasioni di contagio. Mentre di solito in raffineria lavorano, tra lavoratori diretti e indotto, circa 1000 persone o poco più, oggi il personale in servizio si sarebbe temporaneamente ridotto a circa 200 unità.

Gli effetti della drastica riduzione dell’attività della Raffineria sull’ambiente si vedono e si sentono. Oltre al calo delle petroliere nel golfo, è innegabile che nella valle del Mela si respira un’aria insolitamente pulita. I fenomeni odorigeni, sebbene non siano scomparsi, mostrano un’intensità ed una frequenza certamente inferiori rispetto al solito.

Anche i più recenti dati Arpa, sebbene siano parziali e non prendano in considerazione le sostanze più correlate alle emissioni industriali, come l’anidride solforosa, parlano di un calo dell’inquinamento che non può essere spiegato con la sola riduzione del traffico veicolare.

Ad esempio nelle conclusioni dell’ “Analisi preliminare sulla Qualità dell’aria nella
Regione Sicilia durante l’emergenza epidemiologica da COVID-19″ di Arpa Sicilia si afferma:

“In particolare per gli ossidi di azoto le stazioni di fondo urbano negli agglomerati di Palermo e Catania registrano una riduzione superiore al 60% nella concentrazione oraria rilevata, come prevedibile dall’inventario delle emissioni. Nelle stazioni di fondo urbano delle Aree Industriali si rileva una riduzione tra il 44% e il 57%, superiore al valore stimato dall’inventario, con riferimento al traffico stradale. Questo dato, oltre che risentire del breve periodo analizzato, potrebbe essere inficiato anche da una riduzione dell’attività industriale“.

Insomma, verrebbe da dire, non tutti i mali vengono per nuocere. Peccato però che si tratti solo di una riduzione temporanea dell’inquinamento, che è comunque importante anche per proteggerci dal Coronavirus stesso, visto che quest’ultimo, secondo diversi studi scientifici internazionali, viene favorito dall’inquinamento atmoferico.

Il modo per rendere permanente una significativa riduzione dell’inquinamento comunque c’è e consiste nell’attuazione del Piano regionale di qualità dell’aria. Sempre che la Regione non voglia fare “marcia indietro”, piegandosi alle richieste delle industrie.