La Raffineria continua a ‘giocare sporco’ pur di evitare di ridurre l’inquinamento.
Un gioco a cui si prestano alcuni sindacati compiacenti (a dire il vero non tutti), che a quanto pare avrebbero invitato i lavoratori a manifestare oggi (martedì 30 giugno) contro la cosiddetta “legge regionale sulla qualità dell’aria” (vedi volantino in fondo all’articolo).
Un’espressione che già di per sè la dice lunga sul livello di (in)consapevolezza della questione da parte degli organizzatori, presumibilmente sobillati da quella che potrebbe essere la vera regista dell’iniziativa, ovvero la Società per azioni che gestisce la RAM.
Infatti cio’ a cui si allude (il Piano di qualità dell’aria) non è affatto una “legge regionale”, bensì un atto amministrativo che la Regione ha dovuto adottare in ottemperanza ad una legge nazionale (il DL 155/2010), che a sua volta recepisce una direttiva europea del 2008.
È grave che l’obiettivo principale di questa manifestazione pseudosindacale (finora tenuta nascosta – chissà come mai – al resto della cittadinanza) non sia quello di reclamare diritti, lavoro o reddito, bensì quello di contestare una norma ambientale invisa all’azienda.
Così i lavoratori verrebbero fomentati (se non addirittura costretti) a manifestare contro quello che finora è l’unico atto concreto volto alla riduzione dell’inquinamento, ovvero a beneficio della salute degli stessi lavoratori, dei loro familiari e di tutti i cittadini della martoriata valle del Mela.
Una strumentalizzazione costruita su una montagna di menzogne.
Il Piano in questione non è opera di qualche ‘ambientalista’ che vuole far chiudere le industrie, bensì dei tecnici di ARPA Sicilia, che lo hanno predisposto sulla base della normativa vigente.
L’art. 9 del DL 155/2010 prevede che tutte le Regioni adottino i Piani di qualità dell’aria, per individuare le principali sorgenti emissive e applicarvi le misure necessarie a garantire la migliore qualità dell’aria possibile.
Questo è proprio quello che fa il Piano dell’aria siciliano: individua le industrie più inquinanti (tra cui spiccano le raffinerie) e vi applica i limiti connessi alle migliori tecnologie disponibili. Tali limiti peraltro sono stati individuati in un documento della Comunità europea (le cosiddette “BAT Conclusions”), a cui il Piano specificatamente rimanda.
Altro che limiti irraggiungibili! Se fossero irraggiungibili non sarebbero di certo menzionati in un documento della Comunità europea sulle migliori tecnologie applicabili alle raffinerie esistenti.
Non si tratta quindi – come erroneamente sostengono – di ridurre i limiti automaticamente del 50%, bensì di applicare entro il 2027 i migliori limiti che oggi è possibile raggiungere implementando le tecnologie.
Del resto il Piano è noto almeno dal 23 febbraio 2017, quando è stato “apprezzato” con una apposita delibera dall’allora Giunta regionale Crocetta. Dopo aver seguito il corretto iter amministrativo, nel quale le raffinerie sarebbero potute intervenire, il Piano è stato finalmente approvato nel Luglio 2018.
Non si tratta affatto quindi di un “eccesso di ambientalismo” della Giunta Musumeci, bensì di un atto doveroso per legge (a prescindere dal ‘colore politico’ della Giunta regionale), predisposto prima dell’era Musumeci.
Come mai la Raffineria in questi 3 anni non ha mai detto che i limiti del Piano sono “irraggiungibili”, mentre lo sta dicendo soltanto adesso?
Come mai nel 2018, prima dell’approvazione del Piano, non è intervenuta nella VAS, la apposita procedura di valutazione aperta al pubblico?
E come mai non ha parlato di irraggiungibilità dei limiti neanche nel ricorso che ha presentato al TAR di Palermo [1]?
Forse i limiti del Piano sono diventati “irraggiungibili” soltanto adesso?
E su che basi lo dice, visto che i limiti sono stati individuati dalla Comunità Europea?
Forse la Societa che gestisce la Raffineria adesso vuole risolvere le proprie difficoltà economiche scaricando la “colpa” sul Piano di qualità dell’aria?
Una mistificazione molto grave, perché rischia di mettere i lavoratori contro tutto il territorio, che da decenni aspetta una significativa riduzione dell’inquinamento.
Non se ne può più infatti di veleni, puzze, malattie, malformazioni congenite.
Se la Raffineria ha problemi economici che mettono a rischio l’occupazione vanno ricercate le opportune soluzioni di natura economica (per queste semmai dovrebbero battersi i sindacati!), non certo la revoca di una doverosa norma ambientale volta a ridurre l’inquinamento.
Chi contesta il Piano di qualità dell’aria non fa gli interessi dei lavoratori, ma quello dei petrolieri che non ne vogliono sapere di investire in tecniche che abbattono l’inquinamento.
Ci auguriamo che le istituzioni rigettino questa vergognosa strumentalizzazione: non può essere ipotizzato alcun indietreggiamento sul Piano a danno di tutta la cittadinanza.
Si predispongano invece quelle che – in un paese normale – dovrebbero essere l’oggetto delle richieste sindacali, ovvero le opportune soluzioni economiche – nel solco del “Green New Deal” – ad un problema prettamente economico, che si vorrebbe spacciare per altro.
AGGIORNAMENTO:
Alla manifestazione contro il Piano hanno partecipato circa 200 persone, poco più del 10% dei lavoratori che lavorano in Raffineria, tra diretto e indotto. I sindacati metalmeccanici non hanno aderito alla manifestazione. Per approfondire:
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NOTE:
[1] Il ricorso della Raffineria di Milazzo è scaricabile dal portale del MATTM (https://va.minambiente.it/File/Documento/354814), in allegato alla nota con cui la RAM ha presentato l’ultima domanda di riesame AIA (da pag. 9 in poi).
L’articolo purtroppo riporta molte inesattezze e molte mezze verità.
Il piano aria contiene dei limiti imposti che sono il 50 % inferiore rispetto tutti gli altri, e che sono stabiliti dalla CE solo che qualcuno, sbadatamente, ha dimenticato di dire che sono previsti nel 2050.
L’aia che è stata rigettata, dal nuovo e chiaramente impossibile da rispettare piano aria, prevedeva già il rispetto delle bat aggiornate e molto più stringenti rispetto le precedenti, ma a qualcuno non è piaciuto e giu’ di martello sulla testa di tutti i lavoratori siciliani perché, non dimentichiamolo, che questi limiti valgono pet tutta l’industria siciliana non solo Milazzo, vale per tutte le raffinerie, cementifici, e quant’altro insista sul suolo siciliano,… Tutti a casa i lavoratori… camperanno d’aria anzi di piano d’aria.
E se a qualche sindacato tutto questo non interessa non capisco come possa chiamarsi “sindacato”.
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