Da quasi un anno è stato avviato un nuovo riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) della Raffineria di Milazzo. Si tratta di un’occasione storica per la valle del Mela: il riesame è stato infatti avviato su impulso della Regione e del Ministro Costa per recepire il Piano regionale sulla qualità dell’aria, che impone di abbassare notevolmente i limiti per le emissioni delle raffinerie siciliane. Su questo Piano è peraltro imminente la sentenza del TAR Palermo, che deve decidere se accogliere o rigettare i ricorsi presentati dalle raffinerie.
Pur essendo partito sotto i migliori auspici, ben presto il riesame è stato viziato da alcune gravi violazioni di legge.
La legge prescrive che il gestore presenti la documentazione aggiornata da cui si possa evincere in maniera dettagliata l’entità delle emissioni da ogni camino e le loro ricadute sulla popolazione.
Eppure la RAM ha omesso di presentare tale documentazione e possiamo intuire il perchè.
Presentando tali informazioni la RAM avrebbe dovuto ammettere che su alcuni camini i limiti per certi inquinanti sono di fatto spariti grazie all’AIA rilasciata nel 2018, sulla quale pende peraltro un ricorso al TAR Catania che quest’anno molto probabilmente andrà in sentenza.
Inoltre la mancata presentazione delle ricadute degli inquinanti sulla popolazione potrebbe avere anche un’altra spiegazione: il tentativo di scongiurare le necessarie prescrizioni sanitarie dei Sindaci. Questi ultimi, infatti, hanno l’obbligo di esprimere le limitazioni necessarie ad evitare che tali ricadute comportino dei significativi rischi per la salute dei cittadini. Soprattutto dopo la pubblicazione degli sconcertanti dati dell’ultimo rapporto Sentieri, che per la valle del Mela evidenzia, tra l’altro, il più elevato eccesso di malformazioni congenite d’Italia (+80%).
Cosa ancor più grave, non è stata resa visibile al pubblico alcuna documentazione tecnica presentata dal gestore, con il paradosso che cittadini, associazioni ed enti locali non hanno avuto alcun documento su cui presentare osservazioni. Insomma è stato di fatto negato il fondamentale diritto del pubblico, sancito da leggi nazionali e direttive comunitarie, di partecipare ad una procedura che dovrebbe essere pubblica.
Nonostante i numerosi solleciti in tal senso da parte nostra e dell’A.D.A.S.C., al Ministero dell’Ambiente finora non sembrano essersi curati della vicenda. L’attuale riesame dell’AIA sta di fatto violando la legge e da una procedura che viola la legge non c’è da aspettarsi nulla di buono.
E’ necessario che al Ministero si rendano conto che non possono continuare a partorire Autorizzazioni pasticciate al solo scopo di favorire le industrie. Ci appelliamo in tal senso al nuovo Direttore Generale subentrato al posto di Giuseppe Lo Presti, e allo stesso Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.