A quanto pare negli ultimi giorni sono avvenute guarigioni miracolose nella Valle del Mela, tanto che oggi si parla di “allarme sanitario” rientrato. Il miracolo sarebbe avvenuto grazie ad un accordo tra i comuni di Milazzo e San Filippo del Mela con la Raffineria: come se bastasse un accordo per cancellare le numerose evidenze scientifiche accumulate negli anni sulle criticità sanitarie nella Valle del Mela.
Stando a quanto riportato su alcuni organi di stampa, le tanto sbandierate “prescrizioni sanitarie” inserite dai due comuni nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) della Raffineria consisterebbero nella previsione di un ulteriore studio sanitario (l’ennesimo) e di qualche centralina di monitoraggio. Invece di abbassare i limiti per le emissioni della Raffineria, riducendo i rischi per la salute dei cittadini, non se ne parla più.
O meglio, adesso si parla del fatto che la Raffineria “si è impegnata ad individuare le migliori tecnologie possibili per limitare le emissioni” (fonte: Gazzetta del Sud). Ma una cosa è dire che la Raffineria “si impegna” (al suo “buon cuore”), un’altra è dire che la Raffineria è obbligata da ben precise prescrizioni in tal senso.
Vorremmo ricordare che qualsivoglia Autorizzazione Integrata Ambientale non si occupa della programmazione degli studi sanitari, bensì delle condizioni di esercizio degli impianti.
La previsione di ulteriori studi o l’installazione di centraline non possono quindi essere considerate “prescrizioni sanitarie”. Quest’ultime semmai avrebbe dovuto implicare una significativa riduzione dell’inquinamento, sulla base delle già numerose evidenze scientifiche e ambientali esistenti: in altre parole limiti più restrittivi sulle emissioni delle sostanze inquinanti pericolose per la salute, limiti (finora inesistenti) per le puzze velenose che continuano indisturbate ad ammorbare il territorio, obbligo di mettere in sicurezza tutti i serbatoi, specie dopo lo sversamento di poche settimane fa, ecc…
Nei mesi scorsi sembrava che i comuni avessero espresso nell’AIA delle vere e proprie prescrizioni sanitarie, tant’è che la Raffineria si era già opposta con un ricorso.
Dopo l’accordo di cui oggi si parla (ed i cui dettagli non sono stati resi pubblici), ci chiediamo dove sono finite quelle prescrizioni contro cui la Raffineria il mese scorso ha presentato ricorso?
Che dire poi delle decine di migliaia di litri di gasolio sversate in mare, provenienti con ogni probabilità dal serbatorio della Raffineria sequestrato ieri dalla magistratura? Avranno imposto nell’AIA delle prescrizioni per impermeabilizzare i serbatoi e fare in modo che episodi analoghi non si ripetano più? Nella conferenza stampa di ieri il Sindaco Formica ed il Commissario Biancuzzo hanno farfugliato qualcosa al riguardo, che in sintesi si può tradurre con un “non lo sappiamo, dobbiamo aspettare il decreto”: una grande vittoria, davvero.
Certo, aspettiamo la pubblicazione del Decreto AIA per ogni approfondita valutazione. Ma stiano pur certe le amministrazioni che, se dovesse profilarsi una clamorosa marcia indietro rispetto alle prescrizioni sanitarie che erano già state messe agli atti e che avrebbero implicato grossi investimenti in lavoro e salute, i cittadini organizzati in associazioni e comitati sapranno senz’altro reagire di conseguenza.
Se i limiti sono inesistenti per legge, l’unica cosa da fare è farli entrare nella legge… il resto è fuffa !!!
Vi suggerirei visto che siete nati per una cosa e parlate di altro, se avete il coraggio, cambiate logo NO INCENERITORE E RAM.
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E’ proprio uno degli obiettivi che ci siamo posti: prescrizioni sanitarie e piani regionali dell’aria servono proprio a mettere i limiti adeguati che mancano. Quanto al logo, la lotta contro l’inceneritore non è fine a se stessa, serve a salvaguardare la salute dei cittadini del comprensorio da un’altra grave minaccia. Ma se questa salute è già in pericolo per industrie già esistenti, non dobbiamo allo stesso tempo lottare per ridurre questo pericolo?
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