Il 5 Ottobre il Governo ha emanato un Decreto che prevede la realizzazione di vari inceneritori sul territorio nazionale e soprattutto in Sicilia, ove impone l’incenerimento di circa 700 mila tonnellate l’anno di rifiuti.
Gli inceneritori che dovranno essere realizzati sono stati elevati al rango di “infrastrutture strategiche”. Non a caso, nella riforma costituzionale oggetto del Referendum di domenica prossima, le infrastrutture strategiche vengono aggiunte alla esclusive competenze dello Stato. Significa che, se dovesse vincere il SI, il Governo potrà stabilire direttamente quanti inceneritori realizzare e dove posizionarli, mentre oggi è necessario che le Regioni recepiscano il suo decreto.
Da parte sua, la Giunta regionale siciliana si è subito affrettata a recepire il decreto del Governo e, ancora prima che venisse promulgato, ha già preparato una modifica al Piano regionale dei rifiuti che contempla la realizzazione di 6 inceneritori (o di altro tipo di impianti di trattamento termico dei rifiuti) sparsi sul territorio regionale, con una capacità complessiva di 700 mila tonnellate annue.
Un comportamento del tutto diverso da quello di altre Regioni, come ad esempio l’Abruzzo, dove un esponente della Giunta regionale ha recentemente dichiarato:“dovranno passare sul nostro cadavere prima di realizzare un inceneritore in Abruzzo”.
Gli inceneritori più grossi, da 200 mila tonnellate, verrebbero posizionati nelle province di Palermo e Catania. Alla provincia di Messina verrebbe destinato un impianto più “piccolo”, da 80 mila tonnellate l’anno. Magra consolazione, se pensiamo che l’inceneritore di Vercelli, per il quale l’anno scorso è stato pubblicato uno studio epidemiologico che evidenzia risultati disastrosi sulla salute e la mortalità dei cittadini, bruciava “solo” 25 mila tonnellate di rifiuti l’anno.
La Regione non ha ancora individuato l’esatta sede dell’impianto, si sa solo che dovrà distare almeno 3 km dai centri abitati. Ciò permetterebbe di escludere che possa essere realizzato nell’area industriale di Milazzo-Archi-Giammoro o in corrispondenza della discarica di contrada Pace a Messina o della discarica di Mazzarrà a ridosso di Furnari, come si era ipotizzato alcuni mesi fa.
Qualsiasi sarà la sua sede, una cosa è certa: la distanza di 3 km non permette di escludere un pericolo per la salute dei cittadini, se si pensa che uno studio inglese ha documentato effetti nefasti fino a 20 miglia (30 km) dagli inceneritori, nella direzione dei venti prevalenti.
In ogni caso l’impianto pianificato dai governi nazionale e regionale non coincide affatto con quelli proposti da A2A o dall’ESI, ma non è detto che sia alternativo. Quindi, per assurdo, ci potremmo ritrovare paradossalmente con 3 inceneritori pericolosissimi in un’area già martoriata come la Valle del Mela (ovviamente noi combattiamo per scongiurarli tutti e tre).
Tornando al decreto inceneritori, c’è da dire che il Governo lo ha emanato in tutta premura nonostante presenti vari aspetti di illegittimità:
- non è stato sottoposto a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che la legge prevede per tutti i Piani o Programmi sui rifiuti e gli inceneritori;
- non è stati neanche ottenuti un provvedimento di “esclusione dalla VAS”: a Marzo il governo ne aveva fatto richiesta alla Commissione per le valutazioni ambientali, ma a Giugno l’istanza era stata respinta;
- il decreto non rispetta la “gerarchia dei rifiuti” stabilita da norme comunitarie e nazionali, la quale prevede di dare priorità al riciclaggio rispetto all’incenerimento;
- i calcoli del fabbisogno di incenerimento del decreto non rispettano gli obiettivi di riciclaggio di varie regioni, come ad esempio quelli previsti dalla pianificazione finora esistente (sebbene mai applicata) in Sicilia.
Insomma non si era mai vista, da parte di un Governo nazionale, una tale arroganza e premura nel cercare di imporre a tutti i costi gli inceneritori.
I cittadini farebbero bene a tenerne conto quando Domenica andranno a votare per quello che il Governo ha di fatto trasformato in un Referendum su se stesso.
Dal canto nostro abbiamo dato il nostro contributo, insieme a vari cittadini ad altre associazioni del nostro territorio, ad un ricorso al TAR Lazio che vede impegnate varie associazioni in tutta Italia per chiedere l’annullamento del decreto inceneritori.