Finalmente è finita. Tonnellate e tonnellate di volantini e manifesti hanno insozzato per settimane e settimane (e ancora insozzano) le nostre strade e le nostre città. Centinaia e centinaia di candidati a caccia di voti in una dozzina di partiti. La macchina del clientelismo e del voto di scambio operativa come sempre in questi casi. Facebook intasato dalla propaganda elettorale. Dibattiti televisivi ed un rincorrersi di comizi e tour elettorali.
Questa in sintesi la serrata campagna elettorale che ha portato domenica al voto il 46% degli aventi diritto in Sicilia.
Eppure non abbiamo visto nessun giornale titolare “Elezioni flop” com’è stato fatto invece all’indomani del Referendum sull’inceneritore nella Valle del Mela del 31 Gennaio 2016.
Ma che c’entra, dirà qualcuno, le due cose non si possono paragonare. Certo che non si possono paragonare, perchè all’epoca non vi fu nessun dibattito televisivo, nessuna visibilità mediatica, ma solo una campagna referendaria di poche settimane in pieno inverno affidata al porta a porta di semplici cittadini, con mezzi e possibilità economiche sicuramente non comparabili con la poderosa macchina elettorale della dozzina di partiti che ieri partecipavano alla competizione elettorale.
Eppure il risultato fu chiarissimo: un plebiscito di NO (complessivamente al 98%), con un’affluenza ben al di là delle nostre aspettative, complessivamente intorno al 50% degli aventi diritto, che includono peraltro molti residenti all’estero, la cui astensione dal voto era ovviamente scontata (per votare avrebbero dovuto prendere apposta l’aereo per venire nella Valle del Mela, in pieno inverno per giunta).
E’ vero quindi, il dato dell’affluenza di allora non si può paragonare a quello di Domenica scorsa, ma proprio per la madornale disparità di mezzi messi in campo nelle due campagne elettorali: in quel referendum “casereccio” il 50% di affluenza “virtuale” (che equivale all’incirca ad un 60% di affluenza “reale”, se considerassimo i soli residenti) fu in realtà un risultato elevatissimo, un grande miracolo di partecipazione popolare, altro che flop.
Anche perchè l’affluenza registrata al referendum sull’inceneritore fu un’affluenza quasi esclusivamente di “NO” all’inceneritore, mentre all’affluenza delle elezioni di Domenica scorsa hanno concorso una dozzina di liste elettorali contrapposte e la martellante macchina elettorale di centinaia e centinaia di candidati in cerca della tanto agognata poltrona.
Il vero flop all’epoca fu imputabile solo ai “SI” all’inceneritore, che totalizzarono nel complesso un misero 2% dei voti. I NO furono una vera e propria valanga anche a San Filippo del Mela, ove arrivarono a ben 2609 voti: una enormità se paragonati ad esempio ai 1800 voti con cui l’ex sindaco è stato eletto.
Per nascondere, sminuire o in qualche caso addirittura “capovolgere” il risultato referendario, diverse testate locali se ne uscirono con la notizia del flop. Facendo le debite proporzioni, sarebbe come se oggi Roberto La Rosa, che non è arrivato all’1% dei voti, venisse proclamato vincitore delle elezioni al posto di Musumeci, con la scusa della bassa affluenza alle urne. Un’autentica follia insomma, eppure all’epoca molti cercarono di far passare un messaggio analogo, sostenendo in pratica, con la scusa della presunta bassa affluenza alle urne, che i favorevoli all’inceneritore (con solamente il 2% dei voti) avessero vinto sui contrari, cioè sul 98% dei voti. E ancora c’è chi ha il coraggio di sostenere questa tesi assurda e paradossale.
Purtroppo duole constatare come anche oggi l’informazione locale non sia sempre obiettiva. Ci sono giornali locali che hanno persino taciuto la grave notizia del via libera della Commissione tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale all’inceneritore. Eppure si tratta di un grave atto che potrebbe preludere (speriamo di no!) ad un vero e proprio rilascio dell’ autorizzazione da parte del Governo (sia pur in violazione del vigente Piano Paesaggistico), che ci costringerebbe a ricorrere al TAR Lazio.
Per non parlare della terminologia utilizzata dalle testate locali: non bisogna più parlare di “inceneritore”, ma di “termovalorizzatore”, come se non fossero la stessa cosa (si consulti il dizionario e la traduzione di tali termini nelle lingue straniere). Ma “termovalorizzatore” suona senz’altro “meglio” di inceneritore. Peccato però che il termine “termovalorizzatore” giuridicamente non esiste: nella normativa si parla solo di “impianti di incenerimento”.
Per non parlare ancora della visibilità che è stata concessa ad una presunta ‘associazione ambientalista’ inesistente sul nostro territorio, i cosiddetti “Amici della Terra”, la cui attività principale consiste nel fare una propaganda serrata e grottesca agli inceneritori: specie su facebook, ove gestiscono una pagina il cui nome è tutto un programma (“figli che vogliono l’inceneritore”).

A questa cosiddetta associazione inesistente sul nostro territorio è stata data persino la possibilità di lanciare, tramite un noto giornale online locale, accuse false e gratuite al nostro Comitato, accuse di cui ovviamente non è stata fornita alcuna dimostrazione.